Celtics Vs Lakers
Pubblico un articolo con l’aiuto e su suggerimento del piccolo grande amico Giampaolo Laurino, futura penna del blog.
Basket – E’ la finale più attesa e desiderata per l’intera storia NBA, perché non si tratta soltanto di una semplice sfida sportiva tra due squadre normali, ma è la sfida tra due città, due coste, due modi diversi di intendere lo stile di vita americano, “l’american way of life”, ma soprattutto due modi diversi di giocare alla pallacanestro. Lo stile Black-Hollywoodiano dei Lakers, contro lo stile Puritano dei Celtics.Un duello interessantissimo tra due delle squadre più titolate nella storia, che trova precedenti storici a partire dagli anni 60, tra Russell e Chamberlain sotto canestro, per passare ai mitici anni 80, con lo scontro tra due vere e proprie leggende del basket mondiale, Magic Johnson e Larry Bird. Negli anni ’80 i Los Angeles Lakers crearono un gioco di squadra mai visto prima, dall’altissima spettacolarità e concretezza, idealizzato poi nella memoria e nei ricordi degli amanti della pallacanestro dei decenni futuri con il nome di “Show time”. Grande protagonista di quegli anni d’oro fu Earvin Johnson: un campione, un vero eroe sia nella vita sia in campo. Soprannominato ‘Magic’ per la sua bravura nel catturare rimbalzi, inventare canestri e fare passaggi smarcanti, si dimostra un campione sin dai tempi del college; è un giocatore atipico per quel periodo, un giocatore di 204 centimetri che gioca nel ruolo di playmaker. Molti sostengono che questi anni sono il periodo nel quale i Lakers esprimono il più bel gioco di tutti i tempi. Si dice inoltre che Magic con le sue evoluzioni abbia cambiato il modo di giocare a basket. Giocatore completissimo, è stato utilizzato in tutti i ruoli, ma è nella posizione di playmaker che ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’NBA. Il 7 novembre 1991 Magic Johnson scuote il mondo del basket, ma in generale anche tutto il mondo sportivo, annunciando il suo ritiro, dopo essere risultato positivo al test HIV. Ma la sua carriera non finisce lì. Torna in campo insieme ad altri due giganti del basket, Larry Bird e Michael Jordan, nell’inimitabile ‘Dream Team’ (la Nazionale USA) alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, contribuendo alla conquista della medaglia d’oro. Oggi Magic partecipa attivamente alla lotta contro l’AIDS, conducendo campagne di sensibilizzazione e raccogliendo fondi attraverso una fondazione intitolata a suo nome. Il gioco dei Losangelini rispecchia molto lo stile di vita della gente di Beverly Hills, fondato sulle ville da sogno, sulle boutique griffate, sulla musica black, pop e hip hop, sugli studi cinematografici di Hollywood, sulle serate e i gala, sulle feste esclusive, sui divi d’oltreoceano che praticano yoga e si convertono a Scientology. Sicuramente per chi non riesce a sfondare nel mondo del cinema o della moda, la vita è molto cara, e l’unica speranza è lo sport, cioè giocare sui playgrounds all’aperto e aspettare che il tuo osservatore speciale arrivi e ti offra un contratto milionario da giocatore professionista. Questo è lo street style 90210. I Lakers all’inizio del nuovo millennio dominarono la scena del basket statunitense vincendo tre titoli NBA consecutivi (2000, 2001, 2002); in tutti e tre i casi il centro Shaquille O’Neal vinse il titolo di miglior giocatore delle finali, grazie anche ai precisi assist di un giovane ragazzo, un certo Kobe Bryant. A riguardo del titolo vinto nel 2002, recentemente, a seguito ad un inchiesta federale che vede coinvolto l’arbitro Tim Donaghy per un giro di scommesse illecite è emerso che la serie di finale della Western Conference di quell’anno vinta con i Sacramento Kings fu appositamente truccata e pilotata (in special modo gara 6 con i Lakers sotto 3-2) per fare vincere i Lakers al fine di salvaguardare interessi economici e politici della Nba. Sulla East Coast invece Larry Bird ha rappresentato per anni la bandiera dei Celtics: ala bianca di 206 centimetri, grande tiratore, grande rimbalzista, grande uomo di spirito dentro e fuori dal campo; celebri sono le sue battute. Il gioco dei campioni che si affacciano sulla costa atlantica è unico. Essi hanno sempre puntato sulla sapienza, sulla tecnica, sul tiro preciso, sul talento, piuttosto che sull’esplosività del fisico. Il gigante buono rappresenta bene i Bostonians, così vengono chiamati gli abitanti della capitale del Massachusetts. Oltre allo sport, per capire anche il contesto in cui è cresciuta la squadra, storicamente, Boston ha occupato e occupa un ruolo di primo piano nel panorama intellettuale, culturale e scientifico del paese. Nella zona vi sono oltre 50 College e Università (ricordiamo il MIT ed Harvard, il più antico ateneo degli Stati Uniti d’America e la Boston University). Sono molti i centri di ricerca sia di tipo scientifico che sociale, dovuto in gran parte alla presenza delle note università, in modo tale che i giovani non si sentano apolidi spaesati e senza futuro, ma affinché essi possano dedicarsi a molte attività, dall’economia all’arte, dalla giurisprudenza alla moda, dalla fisica allo sport, e non essere abbandonati per strada come cani in balia di se stessi. Infatti oggi molti nomi illustri nella storia politica e culturale degli Stati Uniti provengono da famiglie dell’alta borghesia liberale bostoniana. Nel passato l’area di Boston è stata al centro dei movimenti culturali più influenti degli Stati Uniti, come il Trascendentalismo di Ralph Waldo Emerson e David Henry Thoreau, attorno a cui si è sviluppata la grande letteratura e filosofia americana. Anche il movimento per l’abolizione della schiavitù, negli anni precedenti e contemporanei alla guerra civile, aveva sede a Boston. Anche oggi lo spirito ribelle del popolo bostoniano si fa presente nella politica degli USA. Nel 2005 la corte suprema dello stato del Massachusetts ha approvato una legge a favore del matrimonio fra omosessuali, il primo, e ancora l’unico stato americano a riconoscere dette unioni, anche se fuori dallo stato non sono ancora riconosciuti. Approdiamo così ai giorni nostri, con una guerra all’ultima goccia di sudore tra il numero 24, l’ormai ex numero 8 dei Lakers, l’ex amico di Shaq, il figliol prodigo, la star, l’unico atleta che, con in mano la palla arancione a spicchi, ha dimostrato di poter essere paragonato al re indiscusso: Mr Michael Jeffrey Jordan, definito dagli esperti il suo unico vero erede: KOBE BRYANT. Oggi, all’età di trent’anni, Bryant ha raggiunto l’apice della sua carriera, ha vinto molti premi individuali. Inoltre il suo stile di gioco spettacolare e veloce, il suo bell’aspetto e la sua correttezza sul parquet, lo hanno reso uno dei giocatori NBA più amati in patria e nel mondo.
Questa notte Boston Celtics e Los Angeles Lakers si sono sfidati per la terza volta nelle finali dei playoff dell’NBA. Dopo la prima vittoria casalinga dei Lakers , i Boston , anche se fuori casa, nella seconda finale , sono riusciti a pareggiare i conti. Alle 9:00 ora americana, in italia erano le 3:00 di notte, Lakers e Boston si sono sfidati per la terza finale. Punteggio 1-1. La partita è stata sin dal primo minuto tiratissima, eppure i Lakers sembravano molto più in forma degli avversari. Serata NO per Ray Allen che ha avuto una percentuale da tre molto inferiore a quella cui ci ha abituati nel corso della season. Per fortuna c’era Rajon Rondo che è riuscito a sollevare il morale della squadra con i sui punti e i suoi numeri. Los Angeles , diretta dal playmaker Derek FIsher e trainati dalla intramontabile guardia Kobe Briyant, per la maggiorparte del tempo è stata in vantaggio, a parte qualche momentanea e illusoria rimonta da parte di Boston. Alla fine ci pensa come al solito Kobe a tirare fuori il meglio di sè e sfornare assists ai compagni in ogni situazione: spettacolare l’halley-up a Paul Gasol!