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Cenerentola

Creato il 20 marzo 2015 da Af68 @AntonioFalcone1

1-2Finalmente! Dopo la pletora di rivisitazioni, non sempre propriamente riuscite, che si sono succedute sul grande schermo in questi ultimi anni, tutte volte a scardinare o attualizzare in odor di metafora l’andamento narrativo delle più note fiabe e favole, come se queste non contenessero già elementi idonei a renderle appetibili alle nuove generazioni (in particolare considerandone l’universalità lungimirante della loro morale), quel bimbetto ancora scalpitante in qualche remoto angolo della mia anima non poteva salutare che con gioia il ritorno al riguardo di una concreta classicità, insieme cinematografica e fiabesca, entrambe ben rappresentate dalla versione “in carne ed ossa” ad opera della Disney del suo classico d’animazione datato 1950 (Cinderella, Clyde Geronimi, Hamilton Luske, Wilfred Jackson).
Lo sceneggiatore Chris Weitz, ha attinto, come il citato originale, dalla versione di Charles Perrault (Cendrillon ou la Petite Pantoufle de verre, 1697) e non da quella, dai toni più cupi, dei fratelli Grimm (Aschenputtel, 1812,), per quanto le sue origini siano certo più remote (la fiaba egiziana Rodopi, poi trascritta dallo storico greco Strabone), senza comunque mettere in atto un pedante ricalco, bensì rispettando la storia originaria e il suo messaggio, trasferito con naturalezza nell’era attuale ricorrendo alla Settima Arte quale apportatrice di magia e fantastiche illusioni.

Lily James (Movieplayer)

Lily James (Movieplayer)

Si rende opportuno latore al riguardo il regista Kenneth Branagh, con la sua direzione attenta a valorizzare ogni particolare della straordinaria e sontuosa scenografia opera di Dante Ferretti (ulteriore risalto è poi offerto dalla vivida fotografia di Haris Zambarloukos, la quale occhieggia non poco tanto al Technicolor quanto al Cinemascope dei tempi d’oro), così come le interpretazioni di ogni singolo attore, soffusamente “leggera” ed ariosa (gli splendidi campi lunghi iniziali, il volgere fluido verso i primi piani, la maestria rivelata in particolare nella incantevole scena del ballo, dove spicca l’illuminazione a lume di candela); rimarchevoli poi il lavoro della costumista Sandy Powell (idoneo a correlare abito- personaggio) e il commento musicale di Patrick Doyle. Ma andiamo con ordine e proviamo a raccontare la trama, per quanto nota, di questa fiaba senza tempo, la quale non può che iniziare così… C’era una volta, in un regno lontano, una graziosa bambina di nome Ella, che viveva felice con i suoi genitori in un’agiata dimora circondata da una grande tenuta ai limiti del bosco. Man mano che cresceva, Ella sviluppava una personale concezione dell’esistenza, ovvero vedeva il mondo non per come era, ma come avrebbe dovuto essere, confortata al riguardo dagli insegnamenti materni, “sii sempre gentile e coraggiosa, perché dove c’è gentilezza c’è bontà e dove c’è bontà c’è magia”.

Cate Blanchett (Movieplayer)

Cate Blanchett (Movieplayer)

Una dote certo particolare, che le sarà d’aiuto quando, col cuore gonfio di dolore, dovrà dare l’ultimo saluto proprio alla madre, promettendole di non disattendere mai i suoi consigli. Sarà dura però mantenere tale buono proposito qualche anno più tardi, una volta che, ormai adulta (Lily James), il padre le comunicherà l’intenzione di risposarsi con Lady Tremaine (Cate Blanchett), vedova con due figlie, Anastasia (Holliday Grainger) e Genoveffa (Sophie McShera). Purtroppo per Ella anche l’amato genitore, commerciante di tessuti, perirà nel corso di un viaggio e la matrigna, licenziata la servitù per limitare ogni spesa, le riserverà il ruolo di sguattera tuttofare per lei e le sue “gioie”, affibbiandole il nomignolo di Cenerentola, visto che il suo bel viso, dormendo vicino al camino, è sempre sporco di cenere.
Un po’ di conforto la sempre soave ed indomita fanciulla lo avrà in seguito all’incontro fortuito nel bosco con tale Kit (Richard Madden), apprendista al palazzo reale, col quale sembra palesarsi una felice comunione d’intenti. L’occasione per rincontrarlo potrebbe essere l’annunciato gran ballo a corte, aperto al popolo per volere del principe, ma la matrigna e le perfide sorellastre faranno sì che Ella non possa prendervi parte, strappandole un abito di sua madre messo a nuovo grazie all’aiuto degli amici topini…

Richard Madden (Movieplayer)

Richard Madden (Movieplayer)

Mai disperare Cenerentola … Ricordi? “Sii sempre gentile e coraggiosa…”
La stessa gentilezza che ora manifesti nei confronti di una vecchia mendicante che ti chiede aiuto, la quale, magia, si rivelerà essere la tua Fata Madrina (Helena Bonham Carter, un divertente, e divertito, cameo)…
E così, bibbidi bobbidi boo, una zucca si trasformerà in una luccicante carrozza, un’oca sarà il cocchiere, i topolini diverranno scalpitanti destrieri, due lucertole saranno i tuoi valletti, uno splendido abito ti vestirà e ai piedi ecco pronte due scarpette di cristallo (a detta della Fata sono anche comode)… Ora puoi andare incontro al tuo sogno, ma ricordati che allo scoccare della mezzanotte…
I non pochi dubbi che nutrivo rispetto all’ennesima trasposizione filmica di una fiaba, riprendendo quanto scritto ad inizio articolo, si sono sciolti come neve al sole fin dalle prime sequenze di Cenerentola, restando piacevolmente affascinato (sì, in più di una scena mi sono anche commosso, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo) dalla resa felicemente sinergica di sceneggiatura e regia nel rappresentare un’aura romanticamente fascinosa e come sospesa nel tempo, mantenendosi distanti da toni accondiscendenti o mielosi nel tentativo, riuscito, di conciliare realismo, poesia, ironia ed umanità, attingendo comunque dall’assunto originale della bontà d’animo e conseguente gentilezza verso il prossimo.

Helena Bonham Carter

Helena Bonham Carter

Quanto scritto palesa la sua evidenza grazie alla compiuta caratterizzazione dei personaggi, a partire da Ella/Cenerentola, ben resa da Lily James, bellezza “fresca” e genuina, la quale grazie al personale mantra sviluppa una crescita interiore a tutta prova, un suggestivo percorso di autodeterminazione idoneo sia a permettergli di affrontare e superare ogni avversità che la vita le presenta, sia di volgerle comunque a suo favore, magari apportando dei mutamenti benefici in quanti incontrerà nel corso del proprio cammino e vogliano condividere la sua concezione della vita. E’ ciò che avviene nella bella scena dell’incontro con Kit (un principe lontano dallo standard del bel bietolone): due perfetti estranei, l’una non sa niente dell’altro, ma dal dialogo che ne scaturirà l’interazione fluirà sempre più spontanea, lasciando intendere una possibile compartecipazione emotiva. Molto bello anche il confronto fra la pulzella e la matrigna, quest’ultima “perfida con un motivo” (una Blanchett a dir poco strepitosa, lontano da qualsivoglia caricatura nel rappresentare una dark lady che mi ha ricordato la Gloria Swanson/Norma Desmond di Viale del tramonto, Sunset Boulevard, 1950, Billy Wilder): entrambe hanno subito delle perdite dolorose, ma le burrasche sono state affrontate con piglio diverso, nel caso di Lady Tremaine ricorrendo ad un acre sarcasmo e ad un cinismo “pratico”, da sopravvivenza quotidiana, covando rancore per quanti, come la figliastra, esternino comunque sentimenti quali amore e perdono.

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Riuscite anche le caratterizzazioni delineate dalle figure secondarie, sempre nell’ottica di un rapporto speculare, volto alla comparazione, come quello fra il re e suo figlio Kit, improntato al rispetto accondiscendente della tradizione ma intento a percepire ogni sentore di novità, o tra quest’ultimo e il machiavellico Granduca, dedito alla gestione e al mantenimento del potere in quanto tale, prevedendone, in primo luogo, i vantaggi personali.
In conclusione, tutto contribuisce a fare di Cenerentola un ottimo film per famiglie, ma non solo, una gioia per gli occhi capace altresì di scaldare i cuori più freddi e scuotere animi imperturbabili, riconciliandoci tanto col senso della fiaba, la cui fiamma è sempre sul punto di essere smorzata dal grigio rituale quotidiano, che con quello relativo ad un cinema capace, una volta tanto, di ripiegarsi non futilmente su se stesso, attingendo dal proprio passato e limitando le mirabilia digitali allo stretto indispensabile, valorizzando quell’irreale realtà che ancora può essere frutto della creatività umana.
Una pellicola, inoltre, che facendo leva sugli “affetti speciali” ci ricorda come siano sempre valide “armi” doti la cui efficacia è ormai sottovalutata, le quali invece possono esserci d’aiuto nel trovare dentro di noi quella stabilità che fatichiamo ad individuare nel mondo esterno, nella consapevolezza, morale della fiaba, di giungere all’accettazione del più grande rischio, apparire per quello che si è realmente. Un’autentica magia, visti i tempi.

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La proiezione di Cenerentola è preceduta da quella del cortometraggio Frozen- Fever, sorta di mini sequel del delizioso ed incantevole film d’animazione Frozen- Il regno di ghiaccio (2013), che vede sempre alla regia il duo Chris Buck e Jennifer Lee.
Un pregevole preludio, in quanto, pur nella sua breve durata (7 minuti circa), il corto riesce ancora una volta a suscitare genuino stupore e sorrisi a scena aperta, grazie ad una serie di felici intuizioni e gag a catena scatenate da un imprevisto malanno che colpisce Elsa, alle prese insieme a Kristoff, la fida renna Sven ed Olaf, con i preparativi della festa di compleanno organizzata per la sorella Anna, tutti rivolti a far sì che sia Un giorno perfetto (Making Today a Perfect Day, il titolo originale della canzone che fa da colonna sonora, autori, come nel citato film d’origine, Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez).


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