Cenerentola, un film di Kenneth Branagh. Con Lily James, Cate Blanchett, Richard Madden, Derek Jacobi, Stellan Skarsgård, Helena Bonham Carter. Al cinema da giovedì 12 marzo 2015.
Versione live action di casa Disney di un delle favole classiche dell’Occidente. Con molta fedeltà alla versione dei Grimm Brothers e solo piccoli scostamenti. Il meglio viene dal décor firmato Dante Ferretti, che guarda parecchio ai deliri di Ludwig di Baviera e a tutta l’imagerie ottocentesco-romantica. Kenneth Branagh se la cava meglio nelle scene di massa e d’azione che in quelle sentimentali. Spettacolo impeccabile, ma di massima convenzionalità. Se solo si fosse osato di più. Voto 6 e mezzo
Alla sua prima mondiale il mese scorso alla Berlinale è stato accolto da un boato di entusiasmo. Lo hanno adorato le ragazze di Berlino accorse per questa versione live action di Cinderella prodotta dalla Disney (che arriva a decenni e decenni di distanza dal mitologico film d’animazione), lo adoreranno, credo, le ragazze di tutte il mondo. Quelle con qualche anno in più rispetto alle teenager che han trasformato Frozen nel culto e nel fenomeno pazzesco che sappiamo. Versione fedele alla fiaba classica versione Grimm Brothers, con solo qualche minimo scostamento, come il maggior spazio dato alla matrigna (che è Cate Blanchett, nella versione crudele e streghesca della sua Elizabeth), o la scena in cui la scarpina di cristallo rimasta a Cenerentola dopo la fuga dal palazzo vien distrutta dalla sadica seconda moglie di papà. Cosucce, in fondo. Interventi decisi e strutturali sulla narrazione consolidata, qualcosa che la sposti fuori e oltre i confini conosciuti, non c’è, del resto mica ci possiamo aspettare revisioni e riletture da casa Disney, custode di ogni possibile ortodossia del divertimento di massa. Si perde, per dire, l’occasione di spingere di più sul dark, il gothic, l’horror, accentuando le angherie di stepmother e stepsisters sull’innocenta Ella, ribattezzata dalle tre megere per spregio Cinderella. Anche il côté fantastico, nonostante alcune scene notevoli (la trasformazione della zucca in carrozza), resta tuttosommato modesto. Il già skakespeariano Kenneth Branagh, approdato strada facendo anche ai blockbuster super eroistici con la regia di Thor, punta tutto per questa sua Cenerentola sulla sontuosa collocazione, con il contributo determinante di quel genio di Dante Ferretti che ricrea ambienti e castelli e palazzi tenendo d’occhio l’immaginario tedesco medievale e i deliri di Ludwig di Baviera. Branagh di suo ci mette l’energia, e quel suo modo un po’ bullo, sempre sovreccitato, sempre un po’ machista di girare e organizzare la scena. Non proprio a suo agio quando deve avere a che fare con le parti sentimentali (che sono tante, e fondamentali), rimedia con le cattiverie della matrigna e delle sorellastre, e con le sequenze di massa e di azione. La caccia al cervo del principe, ocasione del primo incontro con Ella (non me la ricordo nella versione Grimm, ma posso anche sbagliarmi). Il ballo a corte. La caccia alla fuggitiva dopo la mezzanotte. Assai ben risolto è anche l’incantesimo – la fata è un’ironica Helena Bonham Carter sempre molto timburtoniana nonostante la separazione – che trasforma la zucca in carrozza, le lucertole in lacchè in livrea, i topi in cavalli bianchi. Ancora meglio – e difatti al Palast durante la Berlinale è scattato l’applauso – il controincantesimo, la carrozza che ritorna zucca e Cinderella che si ritrova nel suo abito di stracci. Scena girata e editata con ritmo vertiginoso. Cate Blanchett, con una faccia allisciata senza il minimo solco, la minima ruga, fa egregiamente quel che deve fare, ma non riesce a issarsi nella galleria delle grandi streghe del cinema, le Joan Crawford e le Bette Davis da leggenda.
Magazine Cinema
CENERENTOLA (recensione). Nel segno di Branagh e soprattutto di Dante Ferretti
Creato il 10 marzo 2015 da LuigilocatelliPossono interessarti anche questi articoli :
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