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Ceneri alle ceneri di Harold Pinter

Creato il 23 maggio 2012 da Spaceoddity
Una stanza spoglia. Una parete è formata da un pannello unico, un'altra da un trittico di imposte, il tutto dominato da cupi e terrigni motivi barocchi. Una singola poltroncina, per sedersi a turno, quasi a contraddire all'origine il motivo della conversazione, anche di certe pièce novecentesche. Un uomo e una donna (Devlin e Rebecca) che forse un tempo si amavano, ma rimangono avvolti in passati diversi. E una sera vi affondano, sebbene lei continui a sfuggire a alle domande dirette del marito.
Ceneri alle ceneri di Harold PinterProdotta dal Teatro Franco Parenti di Milano, questa nuova edizione dell'ormai classico Ceneri alle ceneri (tit. or. Ashes to Ashes, 1996) di Harold Pinter procede svelta e scarna. Funziona e ammalia, ma lascia un po' perplessi. La dizione dei due ottimi interpreti (Roberto Trifirò e Annina Pedrini) è di una chiarezza esemplare, che ricorda un po' il radiodramma (e che io di norma non gradisco molto, sembrandomi posticcia, ma questi sono problemi miei); d'altra parte, la coreografia dei movimenti, il gioco di sguardi è tutto da vedere. C'è un ritmo pressoché perfetto in scena, ma anche uno slittamento tra i sensi, una misteriosa sinestesia, come se lo si vedesse al cinema, doppiato in una lingua impropria. Credo che ciò dipenda dalle particolari circostanze: Federica Santambrogio, la regista, ha infatti lavorato sugli appunti di Mario Morini, che - se non ne fosse sopraggiunta la morte - avrebbe firmato in prima persona questo spettacolo su commissione di Andrée Ruth Shammah.
Il Teatro Biondo di Palermo ospita, dunque, nella sua saletta Strehler, ahinoi quasi vuota, un titolo tipicamente cameristico che, però, non riesce a godere della compattezza che ci si attenderebbe in circostanze analoghe. C'è mordente e c'è coraggio, dedizione, sono quarantacinque minuti di teatro-teatro, eppure  come dire? - sfiata. Non annoia, affascina, ma si lascia irretire dalla vaghezza delle immagini di Rebecca, dalla sua onirica fuga dalla realtà e dalla coppia. Felicissimo di essermi ripassato un testo così importante (anche se certo non il mio preferito di Pinter), ma temo di non averci capito molto più del solito. Ritenterò.

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