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Centochiodi

Creato il 06 novembre 2013 da Alexcorbetta

Centochiodi-locandina

Un professore universitario di filosofia delle religioni (Raz Degan) abbandona la propria carriera e se ne va via, non prima di compiere un eclatante gesto di ribellione, rottura e ripudio del proprio sapere: inchioda al pavimento di una biblioteca cento preziosi incunaboli. Scompare, decidendo di trasferirsi in un vecchio rudere abbandonato. Passano i giorni e intanto l’ex professore fa amicizia con alcuni abitanti del luogo….

Centochiodi è il penultimo film realizzato da Ermanno Olmi, finito di girare nel 2007. All’epoca si disse che questo sarebbe stato l’ultimo film del maestro, deciso a tornare a realizzare documentari (un ritorno alla sua carriera iniziale). Un’affermazione coincisa con l’interpretazione di molti critici come un canto del cigno, un testamento spirituale di Ermanno Olmi.

Si tratta di un film con una scarsa trama, scarsissima, praticamente ridotta all’osso. Fondamentalmente si potrebbe dire che il film racconta della crisi vissuta dal professore e del suo rapporto con le persone che incontra. E questo basterebbe

Infatti Centochiodi è più un film spirituale, dotato di un pensiero profondo e complicato sì ma per i concetti espressi. Si diceva della crisi del protagonista, in realtà un mero inizio (come tanti altri, anche se sicuramente più elegante e raffinato rispetto ad altre possibilità) per ciò che Olmi vuole discutere: di Dio, della fede cristiana e del rapporto con la cultura filosofica e umanistica. Sono molti elementi, uno più complesso dell’altro e che già da soli sarebbero materia bastante per una discussione lunga ore, giorni, anche anni.

Anche se risulta un po’ un paradosso, Olmi dipinge un quadro che vuole essere molto vicino al pensiero e alla vita di Cristo ma fortemente critico verso la figura di Dio e alla cultura clericale. Il che si potrebbe tradurre, secondo l’opinione del regista, in una riscoperta della semplicità, dei piccoli gesti quotidiani.

Già solo il gesto iniziale del professore, inchiodare i libri al pavimento della biblioteca sta a significare una rinuncia, 
Centochiodi
 anzi un rinnegare un patrimonio di sapere visto come inutile e dannoso per lo spirito umano, inutile nella ricerca della verità circa la vita e ciò che è giusto e sbagliato. L’inutilità del sapere, della cultura risalta in altri pensieri espressi dal professore durante il film: «C’è più verità in una carezza che in tutte le pagine di questi libri» (detto alla studentessa mentre discute con lei della sua tesina) oppure «Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico». Nel film è presente anche una forte critica alla società contemporanea, presente nelle prime scene del film come anche nell’azione del protagonista di abbandonare la vita, del bruciare le pagine del libro che stava scrivendo essendo questo giudicato inutile.

La critica più forte, più feroce, maggiormente esplicitata è però quella rivolta a Dio: un Dio visto come superficiale, lontano dall’essere umano e menefreghista. L’umanità soffre, è sola, abbandonata da colui che dovrebbe custodirlo e proteggerlo. Una delle ultime frasi pronunciate dal protagonista è pesante come un macigno

«Nel giorno del giudizio sarà lui [Dio] a dover rendere conto di tutta la sofferenza del mondo» (professore)

Nonostante un’atteggiamento critico, quasi rabbioso del protagonista verso Dio e la tradizione ecclesiastica, quello di Olmi è un film intrinseco di un notevole senso religioso, di un amore sconfinato verso l’uomodi un spiritualità prettamente cristiana. E’ facile cogliere molti, moltissimi rimandi alla figura di Cristo e alla sua vita. Il professore viene chiamato Gesù in maniera scherzosa dalle persone che conosce nel suo ritiro. La stessa comunità è un richiamo agli apostoli del figlio di Dio. La giovane panettiera si avvicina molto ad essere una Maria Maddalena suis generis, priva del suo passato peccaminoso certo, ma comunque molto più vicina al professore rispetto a tutti gli altri. L’incontro in cui il professore discute con gli altri della multa ricevuta per le baracche abusive è una chiara riproposizione dell’Ultima Cena.

E’ lampante come Olmi voglia, con questo film, invitare a una religiosità più semplice, vissuta con il cuore e lo spiritoNon è una questione di formule sontuose, di una cultura elaborata. Ciò che viene dal cuore, con semplicità è la cosa più giusta. Il professore invita i suoi amici, che hanno ricevuto l’ordine di sfratto per le loro case abusive, a scrivere loro stessi per presentare il caso. Loro vorrebbe ro che fosse lui a indicare cosa sia meglio dire. In realtà ciò che penseranno, che scaturirà dal loro cuore sarà quanto di meglio si potrebbe dire.

E qui si coglie il paradosso di Centochiodi, un film che odia Dio e le religioni, le critica e le ripudia. Eppure crede fermamente in principi che potremmo tranquillamente riconoscere in quelli del cristianesimo: la semplicità, l’amore verso l’uomo, l’amicizia, la fratellanza. Un film che colpisce l’animo più che gli occhi.



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