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Centotré pollici cubi!

Da Superpantah
Centotré pollici cubi!
Centotré pollici cubi!
A me le Harley facevano cacare: non le ho sopportate per almeno quindici anni. Da ragazzino per la verità ero affascinato da quel motorone tutto cromato e così figo, ma ben presto il richiamo dei semimanubri fu più forte, tanto forte da farmi per anni e anni chiedere cosa potesse spingere una persona sana di mente a spendere vagonate di soldi in mezzi così lenti, pesanti e fuori dal tempo.
Tutto questo è rimasto invariato o quasi fino a poche settimane fa, quando con Sauro sono andato in concessionaria Harley a provare una moto. Mi era toccata la XR 1200 per un giretto brevissimo e tutto su strada dritta: piacere di guida zero. Però dentro c'erano quelle "grosse", e mi son messo a guardarle: le ho trovate belle, ben fatte e soprattutto ben rifinite, con un livello di qualità percepito al primo contatto decisamente più alto rispetto alla media delle moto europee o giapponesi. E mi è venuta la curiosità, tanto che l'altro lunedi ho richiesto una prova, fissata per ieri mattina alle undici.
Centotré pollici cubi!
Firmo lo scarico di responsabilità e mi accompagnano verso la "mia" Swithcback nera. Le giro intorno e la vedo bella, solida e ben rifinita come mi ricordavo. Con un dito do un colpetto sul parafango anteriore e lo sento suonare come fa il buon metallo; tocco la calotta cromata che ricopre il faro anteriore e percepisco il freddo rassicurante dell'acciaio: le uniche parti in plastica mi sa che sono le borse laterali. Difficile spiegare, ma è una bella sensazione.
Centotré pollici cubi!
Dopo le indicazioni del tipo della concessionaria è ora di mettere il casco e partire. La prima entra con un bel calcio deciso sul pedale: leggero rumore, niente a che vedere con il teutonico CLONK della mia BMW. I primi metri sono di leggero smarrimento, un po'per la posizione di guida per me insolita, un po'per il manubrio che al minimo e a ogni rilascio della frizione nel traffico prende a oscillare in modo sulle prime preoccupante: poi ci si fa l'abitudine, ma all'inizio spiazza un poco.
Centotré pollici cubi!
Con guida titubante decido di andare in autostrada fino all'uscita Firenze Impruneta e poi fare un breve giretto in Chiantigiana per capire come si comporta la balena in mezzo alle curve. La prima, sulla rampa di imbocco dell'autostrada, fa paura: freno anteriore zero, e poi ero mentalmente preparato a qualcosa di molto più ostico da far girare. Invece scopro con stupore che anche una Harley funziona su per giù come una motocicletta... e non è nemmeno tanto male.
Entro in autostrada e iniziano i problemi veri. Nonostante il parabrezza di serie o forse amplificate proprio da quello, le turbolenze sono notevoli e a 120 all'ora scuotono forte il casco e danno abbastanza noia anche alle gambe che sono esposte e troppo sdraiate in avanti: mi rendo conto che per mantenere il comfort sufficiente la velocità di crociera non dovrebbe essere più alta di 110 orari, e questo mi fa veramente poco piacere.
Uscito un po'sfiduciato dall'autostrada vado a mettere benzina e per paura di non saper mettere il pachiderma sul cavalletto mi faccio aiutare dalla benzinaia. Fatta 'sta figura di merda, mi dirigo verso l'Impruneta per una stradella in salita. Motore bello presente e pulsante, andatura tranquilla fra i 50 e gli 80 all'ora... un piacere di guida insospettabile. Tra le curvette del Chianti i quasi quattro quintali non si sentono minimamente: si nota un bilanciamento dei pesi nettamente spostato verso il dietro, ma fatta l'abitudine si impara a frenare un po'di più con il dietro, a spedalare un po'di meno sul cambio e a godersi il pistonare tranquillo del 103 che non chiede altro che non essere maltrattato. La sospensione posteriore è un tantino rigida e le buche si sentono anche se sono ben filtrate dal sellone morbido e comodo, ma quello che resta impresso è la rotondità di guida che regala questa moto, la incredibile maneggevolezza in mezzo alle curve strette e il suo modo "morbido" di farsi apprezzare.
In troppo poco tempo il mio giretto mi riporta a Grassina, da dove torno verso il casello della A1 per rientrare alla base. Riconsegno la moto, ringrazio e scambio impressioni con i ragazzi della concessionaria. Gente appassionata, competente e veramente disponibile; non so se un giorno comprerò mai una Harley (non mi sento di escluderlo a priori!), ma certamente non mi scapperà mai più detto che son moto che mi fanno cacare...

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