Non c'è molta chiarezza circa il movente ma il fattaccio è accaduto nei giorni passati, in cui nella Repubblica Centrafricana si procedeva alle votazioni per le presidenziali.
A 45 chilometri da Bangui, la capitale, il 30 dicembre scorso, è stato avvelenato tale Piresko Kelya, un cinquantenne, persona nota, preside in una scuola tecnica di Bangui.
I familiari raccontano che l'uomo, nella località in cui si era recato per supervisionare l'andamento delle votazioni, dopo aver pranzato si è subito sentito molto male.
Trasportato d'urgenza in ospedale,di lì a pochi minuti è deceduto senza riprendere conoscenza.
E sempre i familiari dell'uomo sono del parere che si tratti di un vero e proprio omicidio "politico", avanzando l' ipotesi che Kelya avesse potuto vedere ciò che forse non doveva (brogli) oppure che sia stato assassinato per le sue posizioni politiche espresse troppo disinvoltamente, magari, nei giorni precedenti l'apertura dei seggi e l'avvio delle stesse votazioni.
Sta di fatto che non sapremo mai la verità vera su questa morte assurda.
Ciò che sappiamo, invece, a detta sempre dei suoi stessi familiari ma anche di chi lo conosceva bene, è l'impegno serio, politico e sociale, di Piresko Kelya, accanto a ripetute e coerenti testimonianze da buon cristiano nelle più disparate circostanze.
Testimonianze,che acquistano un "sapore" molto speciale, se si considerano le traversie in cui ,da troppo tempo ormai, versa la Repubblica Centrafricana.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)