Le ulteriori ultime vicissitudini amministrative e burocratiche che hanno portato alla fermata forzata della produzione di energia elettrica della centrale Enel del Mercure hanno assestato un durissimo colpo al lavoro e allo sviluppo di tutta la Valle. Dopo 13 anni di procedimenti amministrativi, anziché verificare la bontà del progetto, si continua a cavillare su chi e come doveva approvarlo.
Il decreto annullato distrugge migliaia di posti di lavoro in un’area nella quale la disoccupazione regna sovrana con tassi più alti del resto d’Italia.
La centrale ha funzionato producendo energia verde per 6 mesi prima di essere fermata. In questi mesi gli Enti preposti hanno effettuato controlli sul rispetto dei limiti di rumorosità e sui limiti di emissione per l’ambiente. I dati ambientali sono più che rassicuranti ma vengono taciuti. L’ultimo vile imbroglio si è consumato in questi giorni. Il Comune di Rotonda e di Viggianello hanno ricevuto, senza renderli pubblici, i dati sull’inquinamento acustico e sul monitoraggio ambientale della zona. In queste relazioni pubbliche, tenute volutamente nascoste dalle due amministrazioni comunali, si evince chiaramente che i livelli di rumorosità non superano mai i limiti imposti dalla legge. Stesso discorso per il monitoraggio ambientale. Dalla relazione dell’Arpa Basilicata si legge infatti che “le concentrazioni dei parametri monitorati risultano di molto inferiori rispetto ai valori limite”. Ne viene fuori che ai cittadini degli unici due Comuni contrari alla centrale sono state raccontate in tutti questi anni solo fandonie. I dati ambientali dimostrano chiaramente che la centrale non è, non è mai stata e mai sarà un pericolo per l’ambiente e la salute del nostro territorio ma si decide, a colpi di carta bollata e ricorsi, di tenerla ferma arrecando un danno incommensurabile a molti cittadini e imprese locali che stanno per fallire a causa della ricerca di una sterile visibilità politica.
Per tutte queste ragioni la filiera della biomassa riunita nei diversi consorzi legno che raggruppano aziende della Calabria e della Basilicata dichiarano, a partire da lunedì 10 febbraio, lo stato di agitazione e porranno in essere azioni volte a sensibilizzare il governo nazionale, il presidente del Consiglio Enrico Letta, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nonché tutti gli attori istituzionali coinvolti e l’opinione pubblica su questa inaccettabile vicenda.