L'infinito in un abbraccio: sedersi e godersi (lo spettacolo degli umani senza qualità)
Vyta: il bar che ha reso ogni mia partenza l'inizio di un'avventura (leggenda alla partenza, mito al ritorno)
E se ti ruoto...ti sconvolgo
Scale mobili, senza scale e poco mobili: tagli di luce che hanno tagliato anche la mia povera valigia
La Galleria, che non è solo la bella via
Galleria: per il lungo la preferisco
Intorno a Bologna
A casa, anche se non proprio a casa mia, sempre a casa mia: pensavo che un giorno sarebbe potuto essere diverso, invece sarà sempre così. Mia.
Sono uscita verso le 6 di pomeriggio. Dal portone principale sono stata sorpresa: dal buio.
Non vedo il buio, quello vero e totale, da quasi un mese. Il buio libero, non chiuso in una stanza, non trafitto da lampioni protettivi, non sinuosamente sedotto dalle agitate luci dei locali.
Tornare a casa, al mare, a Riccione, appena tra i campi: in un secondo è ancora natura che vince, che mi vince.
La stazione Centrale è un luogo artificiale (all'opposto di casa che è così naturale), ma anch'essa è certamente un luogo vincente: vincente me.
Potrei passare un'intera giornata (e forse un giorno lo farò) a scrutare le persone che corrono, piangono, si fermano, rubano, leggono, aspettano, passano per la grande stazione. Guglielmo la scorsa settimana è arrivato a Milano per la prima volta ed è arrivato in Centrale: "Ma sembra un museo!".
Sì, ha l'imponenza e lo spazio vuoto di un museo, anche il bianco neoclassico di molti di essi, ma qui le opere d'arte, le sculture e i dipinti, le istallazioni e le fotografie sono vive, in moto, indipendenti, libere.
L'imprevedibilità di queste opere mi attrae.
Domani, forse, una sorpresa.
Buon riposo, per chi se lo può (e vuole) permettere