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Sono stato all'assemblea a Novaledo, promossa dal comitato locale, per ascoltare il tema proposto dal professor Corti, relativamente alle centrali a biomasse.
Condivido l'analisi che ha fatto il professore, in merito al combustibile che tale centrale dovrebbe bruciare per produrre energia elettrica e termica a servizio dell'azienda Menz e Gasser. Ma, vorrei qui riflettere su alcuni aspetti in generale su queste centrali. La centrale a biomassa può, in via generale, bruciare combustibili solidi di varia provenienza e proprio qui è il nocciolo della questione. Se parliamo di materiali di tipo legnoso, abbiamo combustioni che provocano emissioni di CO2 e di particolato vario che hanno determinate caratteristiche in termini qualitativi e quantitativi come metalli pesanti e diossine molto contenute; chiaro che, in casi specifici come la Valsugana, ove le emissioni generali sono già oltre i limiti accettabili, calare un ulteriore fonte di emissione che può essere paragonata all'incremento di traffico di circa 50.000 vetture al giorno, risulta insostenibile! Però, voglio anche sollevare un'altra questione delicata, che mi lascia molto perplesso su queste tipologie di impianti. L'ex ministro all'ambiente Clini (ora agli arresti domiciliari, sic!) ci ha lasciato in eredità un fardello pesantissimo che ha aperto la strada a combustioni di "biomasse" che definire anomale è davvero un eufemismo. Mi spiego meglio: il residuo dei rifiuti, quello che resta dopo la raccolta differenziata, può essere trattato per creare un prodotto noto come CSS (combustibile solido secondario); ebbene, dopo questo trattamento, il CSS non è più rifiuto, ma diventa biomassa, naturalmente per decreto. Da qui, il collegamento con le centrali a biomassa è presto fatto.
Guardando in prospettiva è plausibile capire che, stando su una centrale come quella proposta a Novaledo che brucerà 600 q.li/giorno, localmente non sarà sempre possibile soddisfare l'approvvigionamento del combustibile legnoso per il semplice fatto che il legno ci mette più tempo a ricrescere che a bruciarlo; quindi, la logica conseguenza sarà che, tali tipologie di centrali, con modesti ulteriori investimenti, potrebbero essere convertite ad altre "biomasse", quali proprio il CSS! Il risultato potrebbe essere che ci troveremo ad avere piccoli inceneritori sparsi sul territorio, legittimati da un decreto che ha elevato a biomassa ciò che, invece, di biologico non ha nulla.Ma la conseguenza ancora più grave è nel fatto che, queste tipologie di centrali/piccoli inceneritori, non sono soggetti alla stessa tipologia di controlli di un inceneritore tradizionale che brucia rifiuti, bensì hanno parametri di controllo molto più permissivi. Stiamo avviando un processo incredibilmente pericoloso; se, da una parte, abbiamo fatto la scelta di non percorrere la strada dell'incenerimento dei rifiuti, ora rischiamo di imboccarne una ancora peggiore; con il CSS che la provincia intende produrre al posto dell'inceneritore, deliberato nel recente quarto piano rifiuti, si potrebbe creare il combustibile "supplente" alle varie centrali a biomassa che stanno spuntando come funghi nel nostro territorio (Cembra, Novaledo...). E la cosa preoccupante è che, queste comparazioni, sfuggono ai più, occultate in maniera silenziosa alla cittadinanza. Molti comitati stanno sorgendo per capire e limitare lo sviluppo delle centrali a biomassa, ma ancora pochi stanno prendendo coscienza degli scenari futuri che potrebbero nascere in Trentino; pensiamo alla nostra bioagricoltura, alla nostra biodiversità e, in primis, alla nostra salute; con questi sistemi stiamo compromettendo tutto. In merito alla necessità di energia, legittima da parte di chi produce ( chi scrive qui si occupa di energia da 30 anni!), è bene sapere che la possibilità di avere energia a costi ridotti rispetto agli attuali, è molto spesso perseguibile e ottenibile con altri metodi; il percorso delle centrali a biomasse sta in piedi solamente grazie agli incentivi generati dalla produzione di energie rinnovabili, anche qui definite tali solo da decreto. Se tali incentivi non esistessero, una centrale a biomassa non la costruirebbe mai nessuno per auto prodursi l'energia! Se davvero crediamo che tali percorsi siano ecosostenibili, siamo completamente fuori strada e ci accingiamo ad avviare un processo che ci porterà a dequalificare gravemente il nostro ambiente e la nostra qualità della vita. Riflettiamo bene se davvero è una strada da percorrere, perché i rischi collegati a tali impianti sono molto elevati; in termini di credibilità sull'agricoltura biologica, per esempio, mi spiegate come sia possibile sostenere aziende che fanno tali scelte, se poi sono collocate in aree dove ci saranno questi veri e propri micro inceneritori? Come faremo a far passare per biologici prodotti generati in queste aree? Riflettiamo seriamente anche su questi aspetti, prima di avviare percorsi pericolosi irreversibili.
Marco Ianes - coportavoce VERDI DEL TRENTINO
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