La città sorse in Pennsylvania all’inizio dell’Ottocento sopra un enorme giacimento di antracite, carbone fossile puro al 95%, che venne estratta in quantitativi industriali fino alla fine del secolo diciannovesimo, lasciando infine nel sottosuolo una serie di pozzi abbandonati; caratteristiche della antracite sono la sua estrema durezza, che in passato ne rese difficile l’estrazione, e il fatto che sia di difficile accensione ed ancora più difficoltoso spegnimento. Nel 1962 Centralia contava circa 2.000 abitanti, quando a seguito dell’immissione di rifiuti ardenti in un pozzo dismesso,[1] usato come discarica illegale, la vena carbonifera prese fuoco. Inutili furono tutti i tentativi di estinguere l’incendio sotterraneo, che ben presto manifestò i suoi effetti anche in superficie: ceneri, nuvole di fumo bianco ed acre, moria di alberi, scioglimento dell’asfalto con conseguente formazione di crepe sulle strade e voragini nel terreno.
Oggi lo stesso incendio continua a divampare nelle viscere del sottosuolo, cresce di 100 metri all’anno e durerà per secoli.