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Centrosinistra 2.0: la Sardegna che vogliamo

Creato il 20 luglio 2011 da Yellowflate @yellowflate

Centrosinistra 2.0: la Sardegna che vogliamoRiceviamo e pubblichiamo una lettera a firma di Michele Piras coordinatore di Sinistra Ecologia e Libertà della Sardegna.

“Non esiste un campo dell’Alternativa a prescindere dall’idea di società e dal progetto politico che propone. Ritengo che su questo terreno vada rapidamente ricondotto il dibattito interno al centrosinistra sardo.

E Sinistra Ecologia e Libertà parteciperà alla riunione del 22 luglio prossimo con lo spirito di chi vuole aprire un approfondito ed aperto confronto di merito.

Innanzitutto pensiamo che il principale trattato di alleanza vada sottoscritto col nostro popolo: con quello sardo, certamente; con la moltitudine del voto referendario, innanzitutto; con quel pezzo di società che ben riassume il mutato clima politico del Paese, che segnala l’esistenza di un ambito più avanzato di tanti partiti politici.

Discutiamo del progetto allora. E facciamolo nella pubblica piazza: siamo da tempo favorevoli a una riduzione da 80 a 60 del numero dei consiglieri regionali, intendendo questa Riforma un servizio essenziale alla migliore efficienza dei lavori dell’Assemblea ed un atto di concreto contenimento dei costi della politica.

Pensiamo a una riforma istituzionale che metta al centro una nuova sovranità del popolo sardo: quindi anche maggiori risorse e più responsabilità e libertà nella progettazione di un sviluppo autonomo per l’Isola.

Crediamo che la nuova frontiera dell’Industria sarda siano le energie pulite ed il servizio all’ambiente: riuso, riciclo, recupero dei rifiuti solidi urbani, fotovoltaico, eolico e geotermia a impatto zero, stoccaggio della CO2. Pensiamo a una più generale riconversione ecologica a partire da una vasta operazione di bonifica del territorio che restituisca all’Isola i suoi fattori naturali e centralità alla qualità della vita.

Riteniamo che la partecipazione democratica debba divenire l’elemento caratterizzante della politica del XXI secolo. Nella scelta della rappresentanza e nella fase di progettazione. Costruiamo allora i forum regionali di programma e mettiamo da subito in cantiere le elezioni primarie per la leadership e per il listino regionale collegato alla candidatura a presidente.

Pensiamo a un nuovo welfare locale che dia nuovi e maggiori diritti al popolo sardo, che ammortizzi l’intermittenza fra lavoro e disoccupazione e inverta la tendenza alla precarizzazione delle esistenze: sperimentiamo il reddito di cittadinanza.

E ci sarebbe poi la sofferenza delle campagne da prendere in cura. Così come il ruolo strategico della cooperazione e dell’impresa sociale. La verticalizzazione delle produzioni alimentari. Il lavoro autonomo strozzato dalla crisi e dai debiti. Un modello di turismo da trasformare.

E ci sarebbe da progettare il ritorno delle tante intelligenze che sono disperse per il mondo invece che essere impegnate nella rinascita della propria terra.

Insomma: qual è l’obiettivo del Centrosinistra sardo se non quello di farsi carico dei sogni, dei bisogni e delle speranze del proprio popolo? Si riparta da qui allora, da un migliore coordinamento dell’iniziativa del centrosinistra e dall’apertura del cantiere dell’alternativa. E basta con le polemiche inutili.”

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