E' maggio...e piove.
E' maggio, dicono, e la Primavera mi sa che ha scelto di affidarsi a Trenitalia.Le giornate scorrono, i climi si inseguono e le partite a scopone scientifico durante la pausa pranzo sono sempre fonte di grossi dubbi sulla sanità mentale di tutti.Collega X:<< Allora, sei hai un nove tira un due.>>Io:<<Eh?!>>Collega X:<<Se hai un NOVE tira un DUE.>>Io:<<Ma io non ho nove.>>CX:<<E allora se non hai un nove non tirare un due ma un cinque.>>Io:<<Oddio, mi aiuti qualcuno!>>Collega Y:<<Dai ci penso io...>>Io:<<Grazie...ehi, ti si vedono le mutande!>>CY:<<Lo so, mi stanno larghi i pantaloni..>>Io:<<Ok, ci credo...ma la trama stile tovaglia da picnic come me la giustifichi?>>
Ok, dicevo?Ah, sì, è maggio e l'estate pare un miraggio.Il tempo è ballerino, le giornate si susseguono uguali, l'università mi sta deprotonizzando lentamente, sento l'impulso dello shopping ma non ho soldi,il mio cane ha preso la sana abitudine di esercitarsi al "gratta e vinci" con qualsiasi mobile/porta/parete/mattonella della casa ogni qualvolta in cui mi siedo al computer anche solo per studiare, ho mille pensieri per la testa e...e vorrei fermarmi, per un momento, per respirare. No, non sono soggetta ad ipossia e no, non parlo della miscela gassosa di azoto, ossigeno ed altri gas che quotidianamente inspiriamo ed espiriamo...no, io parlo di aria di libertà.Quel fresco sentore di spensieratezza, quella voglia di accelerare il passo per vedere cosa accadrà domani, quel saper fare bene più cose contemporaneamente, quel...quel QUID che m'ha sempre permesso, nel bene o nel male, di scrivere post su post.
Di scrivere cercando di farvi ridere.
Quell' Xfactor che m'ha sempre dato il La per potermi sedere qui a condividere con voi i miei pensieri e/o le mie (dis)avventure.
Quella punta di spatola di gaiezza che, da un paio di mesi a questa parte, non c'è.
Per carità, con ciò non sto dicendo che sia diventata una sorta di emo-zombie ambulante! Diciamo solo che forse sto maturando.
Diciamo pure che la vita reale sta prendendo il sopravvento impedendomi di conservare per più di mezz'ora quella scintilla di fantasia con la quale potrei narrarvi, per esempio, dell'auto posseduta...
<<Auto posseduta?>>
Beh, tu come la chiameresti un'auto che, fin dal primo giorno, cerca di lasciare a piedi il guidatore?
<<Un rottame!>>
Sarà pure come dici tu, ma un rottame generico non riesce a rompersi nei punti più impensabili, a sciogliere plastiche del motore che non dovrebbero sciogliersi, a far salire e scendere i vetri quando gli pare e piace, a mangiarsi la batteria nuova nel giro di mezz'ora e ad aprirsi e richiudersi ogni due secondi con tanto di sportello aperto.
<<Portarla dal meccanico no?>>
Fatto e rifatto con tanto di faccia allibita del suddetto individuo in quanto, all'atto della "visita" non riscontra nulla di quello che gli narriamo.
<<E allora sì, è posseduta.>>
Eh. Comunque....
Di cose da raccontare ne avrei a bizzeffe; acidi passivi e idrogeni razzisti, di ragni transgenici e reattivi nucleofili dai nomi impronunciabili, di "proiottili" e onomatopee ambigue per precipitati salini, di progetti musicali e sogni che si realizzano...
sì, ne avrei di cose da raccontare ma appena mi siedo e apro la pagina tutto quello che vorrei dirvi si ammassa, inesorabilmente, in un angolo remoto del mio cervello.
Relegato al buio come Cenerentola poco prima del ballo a causa di una Matrigna demmedda.
Ecco, solo che al posto della matrigna e delle sorellastre ci sono la stanchezza, il "dovere", il "devi".
Vorrei scrivere, davvero. Sentirmi libera da ogni pensiero ingombro, da ogni obbligo, da ogni schema.
Vorrei lasciarmi andare così come vorrebbe Nike.
Tornerò. Lo giuro.
Vostra Geffer.