«Io sono debitore ad una signora italiana, dimorante oggi in Boston (Mass.), di un aneddoto, che non ho il coraggio di risparmiare al lettore. Suo padre, un romano, andò in chiesa per far battezzare un neonato. Il parroco gli domandò che nome volesse dare a suo figlio. La risposta fu: “Giordano Bruno.” “Giordano Bruno? Impossibile! È il nome di un eretico, di un frate sfratato che fu condannato a morte dal Santo Uffizio!” “Io sono il padre; ho il diritto di dare il nome a mio figlio, e voglio chiamarlo Giordano Bruno. Se non vuoi chiamarlo così, me lo porto a casa senza battesimo.” Il parroco non poteva lasciare il bambino senza battesimo, e non poteva dargli un nome di quel genere. Ebbe un lampo di genio: “Vediamo un po': cerchiamo di accomodarla. Invece di battezzarlo col nome di Giordano Bruno, lo chiamerò Bruno Giordano.” “Fa' come vuoi. Tu lo chiami Bruno Giordano qui, e io lo chiamo Giordano Bruno a casa.”»
Gaetano Salvemini, “La religione del popolo italiano”, 1929, in Stato e Chiesa in Italia, Feltrinelli, Milano 1969