Seguiamo da un decennio il percorso artistico di Andrea Cereda, pittore e soprattutto scultore cinquantenne con radici tra le colline lecchesi. L’ultima esibizione alla Costantini Art Gallery di Milano, zona Porta Romana, rappresenta un significativo passo avanti nella sua maturità artistica. Cereda oltre a dipingere figure di pugili di notevoli dimensioni e carica drammatica, lavora le lamiere, i vecchi bidoni, le carriole. Tutto questo è abbandonato negli angoli delle periferie e lui li prende, pulisce, graffia, salda, modella, mette insieme, creando figure industriali e artistiche .
Un aspetto Cereda lo ha identificato da tempo, i suoi lavori hanno un’originalità e un impatto che li rende subito riconoscibili, con un impatto che comunica.
Per anni Andrea Cereda ha lavorato molto dalle sue parti, poi piano piano è andato avanti e questa mostra milanese lo identifica molto bene come scultore che ha un mercato, preciso, non limitato e di buona suggestione. I suoi ultimi lavori, una serie di palle, meteoriti, proiettili e tante simil barche stilizzate e fluttuanti, con i titoli “Il difetto originale” e “La parte sommersa di sé” obbligano il visitatore a inchiodare lo sguardo. Sono opere forti, con i muscoli. Molto bene, quindi.
Un’unica annotazione ancora. Da qualche tempo Cereda accompagna i suoi lavori con note, tra il sociologico e il filosofico. Crediamo che scrivere e spiegare una ricerca non serva a molto. Meglio comunicare con i lavori, tout court.
Mauro Pecchenino