Ore 21.35 ca. Alca(t)raz ci sta mandando all'inferno. A Lippi non fischiano le orecchie per le vuvuzelas (che poi abbiamo scoperto come disattivarle: basta riempirle d'acqua. Spero che piova fino alla finale). Sono le bestemmie mie.
DRIIIN.
"Pronto, chi (cazzo) parla?"
"Ciao Giovanni, sono Sxxxx"
"Dimmi (se proprio devi)".
"Volevo parlarti di mia sorella".
Segue uno sproloquio di 7' e 32". La durata la so con certezza, c'era il cronometro in sovrimpressione. Invece non ho certezza su quel che é successo alla sorella maledetta. Forse aveva l'orticaria, forse era andata a farsi massacrare da qualche chirurgo di fama a Bologna, forse aveva fatto semplicemente come la famosa Concettina di Caivano e se n'era fuiuta con un indiano. Non lo so.
So solo che sono molto orgoglioso di me. Ché sono stato capace di dire un "sí" seriale ogni 10 secondi, e intanto mi davo a capate nel muro con grande intensità ma senza fare rumore. In verità non solo capate. Ad essere sincero tenevo il ritmo: due capate ed un cazzotto sul tavolo.
Al minuto 7 e 33" la svolta.
"Dalle (il primo complesso polivitaminico che mi é venuto in mente)"
"Compresse o siringhe?".
"Siringhe (cosí ti ricordi di me)".
"Per quanto tempo?"
"20 giorni (cosí non mi sfrantumi fino alle semifinali)".
"Ah, grazie, farò cosí. Per il resto tutto bene?"
"A parte che l'Italia sta abbuscando dal Paraguay? Sí, tutto bene"
"Ma perché, stasera gioca l'Italia?"
"... (non ce l'ho fatta a rispondere)".
"Allora forse ti ho disturbato".
"Affatto (stai solo attentando all'integrità della mia fedina penale)".
"Allora ti saluto".
"Buona serata".
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