Certa psicologia

Da Simonetta Frongia

Ancora una volta il web mi è d'ispirazione.
Da tempo seguo alcune pagine su FB di “emeriti” “insigni” professori in psicologia e, mi ritrovo a dover constatare sempre le stesse cose; ossia, sbirciando qua e là vi sono alcune tipologie di visitatori: chi guarda ma non partecipa mai, chi provoca, chi adduce qualsiasi problema, malfunzionamento della psiche e del comportamento, chi cerca delle risposte assolute da parte del Dottore, chi risponde ad ogni discussione e ad ogni link, sostituendosi al professionista in cerca di un'applauso dai visitatori della piazza.Inutile dire che il Dottore non risponde quasi mai, di solito si limita a ringraziare chi gli fa i complimenti, elimina i link “scomodi”(ossia quelli provocatori o che potrebbero realmente aprire una discussione) pubblica link di altri, molto spesso neppure scritti bene, presi addirittura da riviste femminili.Ora quello che riscontro continuamente è che in questo marasma di offerte professionali, io ci trovo invece veramente poco di professionale: è facile dire a chi soffre”non pensarci e non soffrirai più” “goditi la vita”, mi sembra una cosa veramente banale, poiché chi soffre non può non pensare alla propria sofferenza!E mi sembra altrettanto banale che ci siano delle persone pronte ad applaudire a simili idiozie!Ecco ho riscontrato che in questo campo è pieno di ciarlatani ad “alto costo”, molti si improvvisano psicoterapeuti e continuano ad usare termini a dir poco antiquati o comunque poco comprensibili per i non addetti. Tutto mi sembra reso molto facile da una certa stereotipata immagine che la TV,i media, certe serie televisive danno della psicologia. Un esempio? In molti chiedono “ma dottore sono malata?Sà mi sento così e cosà e credo di avere qualcosa che non va!” in cerca di una risposta ovviamente affermativa a tale domanda.Per anni ho studiato psicologia e scienze affini e, non avrei mai creduto di doverne parlare in questi termini, ma se guardo le cose in modo razionale mi sembra di non poterne fare a meno. Innanzitutto per molti la psicologia è ancora “ lo studio della mente della psiche umana” ma tale definizione è oramai obsoleta, io ho sempre studiato che la “psicologia si occupa dello studio del comportamento umano e i processi mentali che gli sono sottesi”, vale a dire che la prima definizione data da Wundt e poi da Freud si è arricchita poiché la psicologia si è arricchita di conoscenze e soprattuto di ambiti di applicazione e, ovviamente della collaborazione delle scienze a lei affini (sociologia, antropologia, pedagogia e la stessa medicina), ma invece i Dottori di cui dicevo sopra fingono di sapere tutto sulla “mente” umana e dimenticano di spiegare la realtà delle cose. Inoltre la psicologia ha talmente tante ramificazioni (psicologia dinamica, del lavoro, sociale, clinica, scolastica, delle tossicodipendenze, dello sport e poi quelle relative ai veri orientamenti: gestalt, comportamentismo, cognitivismo, costruttivismo etc)che nessun professionista potrebbe essere competente in tutto.Se aggiungiamo il fatto che molti invece di fare psicoterapia prescrivono farmaci, cadiamo in un ambito veramente pericoloso; non solo perché il farmaco o meglio lo “psicofarmaco” dovrebbe prescriverlo solo lo psichiatra mentre invece, oggi lo prescrive anche il medico di famiglia facendo spesso più danni del danno stesso! Inoltre vorrei fare un altra osservazione: negli ultimi cinquant'anni “sembra” che siano aumentati i problemi psicologici della popolazione mondiale in generale, e della popolazione occidentale in particolare, conseguentemente sono aumentate le definizioni delle “patologie” secondo il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders «Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali»), uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo,che è passato dalle 106 malattie mentali della prima edizione del 1952 alle oltre 730 definizioni di disturbi mentali dell'ultima edizione del 2000(DSMIV) oggi in fase di revisione, si attende la prossima pubblicazione nel 2012 e potremmo essere quasi certi che questo numero aumenterà.Il DSM è stato definito negli anni La Bibbia della Psichiatria, visto il larghissimo numero di psichiatri, medici e psicologi che lo utilizzano come principale referente per la propria attività clinica e di ricerca. Tale strumento è utilizzato quasi ovunque per effettuare una diagnosi, per scegliere una cura terapeutica, per costruire questionari, per valutare l'idoneità ad esercitare di uno psicologo in formazione (attualmente in Italia è necessario iscriversi all'Albo degli Psicologi per esercitare la professione, e una delle tre prove costitutive dell'Esame di Stato prevede la descrizione di un caso clinico, il più delle volte valutato seguendo i criteri del DSM).In questo modo il DSM è presto diventato il principale punto di riferimento diagnostico anche nel campo della psicoterapia non legata alla psichiatria ed alla medicina. I Corsi di Laurea sono ricchi di riferimenti a questo strumento diagnostico.Ecco che siamo tutti catalogabili, ognuno di noi potrebbe facilmente rientrare in una o più delle definizioni e, se provassimo a rispondere che noi non siamo pazzi ci verrebbe detto che abbiamo una personalità aggressiva e che utilizziamo il meccanismo difensivo della negazione e della proiezione per negare ciò che è evidente! Inoltre l'approccio descrittivo del DSM non tiene conto delle caratteristiche soggettive del paziente, della sua esperienza, della sua storia personale. Ed io che credevo che la storia personale del paziente fosse fondamentale!Un altra critica riguarda più direttamente la dimensione etica: la metà degli psichiatri che hanno partecipato alla stesura dell'ultima edizione del DSM ha avuto rapporti economici (tra il 1989 e il 2004, con ruoli di ricercatore o consulente) con società farmaceutiche. Si tratta di tutti gli psichiatri che hanno curato la sezione sui disturbi dell'umore e sulle psicosi del manuale, definizioni di disturbi che in quegli anni e in quelli a seguire si sono accompagnate all'impennata nelle vendite di farmaci "appropriati" sia in America che in Italia. Queste scoperte hanno fatto tornare in auge il tema delle "malattie finte", disturbi creati ad hoc (attraverso ad esempio un semplice "accorciamento" del cut-off per l'inclusione in una diagnosi) negli ultimi anni per lanciare nuovi farmaci, come il discusso caso del Disturbo Dell'Attenzione trattato in poco tempo con l'uso di un eccitante del SNC, il Ritalin, oggi molto di moda entrambe in Italia. Ogni giorno c'è un work shop nuovo che tratta dell 'ADHD e nuovi bambini trattati con questo farmaco.Un esempio di come viene diagnosticato:I segni di disattenzione sono (1) frequente incapacità a prestare stretta attenzione ai dettagli, (2) difficoltà a sostenere l'attenzione nel gioco o nel lavoro, (3) mancato ascolto in caso di interrogazione diretta, (4) non seguire le indicazioni e incapacità di portare a termine i compiti, (5) difficoltà frequente nell'organizzare compiti e attività, (6) evitamento o riluttanza frequenti nell'intraprendere compiti che richiedano uno sforzo mentale sostenuto, (7) perdita frequente degli oggetti, (8) distrazione frequente a causa di stimoli estranei e (9) dimenticanze frequenti.Segni di iperattività sono (1) agitare mani e piedi o contorcersi, (2) alzarsi spesso dalla sedia in classe, o altrove, (3) correre o arrampicarsi spesso in maniera esagerata, (4) avere difficoltà nel giocare o impegnarsi in attività tranquille nel tempo libero, (5) essere spesso sul punto di agire o agire come "guidati da un motore," e (6) essere spesso logorroici.I segni di impulsività sono (1) rispondere spesso prima che le domande siano state completate, (2) avere spesso difficoltà nell'aspettare il proprio turno e (3) interrompere spesso o intromettersi nelle attività/risposte altrui.Il DSM-IV distingue tre sottotipi di DDA: associazione di deficit di attenzione e iperattività, predominante disattenzione e predominante impulsività-iperattività. Per la diagnosi deve essere sempre presente una disattenzione non giustificata, così il terzo sottotipo deve essere interpretato con prudenza.La disattenzione primaria tende a comparire quando il bambino con DDA è coinvolto in compiti, che richiedono un rendimento continuo, vigilanza e tempi rapidi di reazione, ricerca visiva e percettiva, capacità di ascoltare sistematicamente e in maniera sostenuta e attenzione completa. La disattenzione e l'impulsività diminuiscono lo sviluppo delle capacità scolastiche, delle strategie del pensiero e del ragionamento, demotivano l'apprendimento scolastico e creano difficoltà nell'inserimento sociale.Si possono notare di frequente sintomi associati: incoordinazione motoria o goffaggine, reperti neurologici "sfumati" non localizzati, disfunzioni percettivo-motorie, anomalie EEGrafiche, labilità emotiva, opposizione, ansia, aggressività, bassa tolleranza alle frustrazioni e insoddisfacente abilità nella socializzazione e nelle relazioni con i coetanei, disturbi del sonno, autoritarismo, disforia e alternanza dell'umore.Ora non nego che il problema esista a ben guardare ogni bambino potrebbe essere catalogato in tale definizione e, forse anche moltissimi adulti.Ora tra i sintomi di disattenzione vediamo:frequente incapacità a prestare stretta attenzione ai dettagli, è facile che ognuno sia facilmente distraibile e, soprattuto in un età in cui tutte le capacità intellettive non sono ancora del tutto sviluppate.I segni di iperattività? Idem, mi sembrerebbe quasi strano il contrario, ossia vedere un bambino tutto ordinato, compunto che non ama muoversi! Lo stesso vale per quelli di impulsività, ogni bambino è impulsivo e risponde e si intromette nei discorsi altrui perché è egocentrico, ogni bambino ama correre, arrampicarsi e quasi tutti sono goffi soprattuto in certe fasi di sviluppo. Ora, mi sembra che certa psicologia non tenga conto proprio delle fasi di crescita e di sviluppo del bambino, della sua personalità dei suoi periodi di crisi (come diceva il buon Erickson), tra l'altro oggi siamo tutti presi da mille cose, compresi i bambini ed io credo che molta delle loro iperattività sia legata alla società in cui viviamo e al modo che abbiamo di educarli. Non abbiamo forse tutti disturbi del sonno, autoritarismo, alternanza nell'umore? Ma io ci penserei un po' prima di definirmi con la sindrome da attenzione e iperattività! Non potrebbe essere che non dorme perché è troppo stanco? Perché è preoccupato per la scuola o l'evento sportivo? Perché ha mal di pancia? Perché sente i genitori litigare? Non sarà che non riesce a concentrarsi per otto ore di fila a scuola, perché non ci riesce nessuno? Perché il suo tempo massimo di concentrazione in età scolastica varia dai dieci ai quindici minuti, ma spesso gli insegnanti non lo sanno? Non sarà perché la scuola è noiosa, pesante e, l'ambiente poco conforme alla loro età?Allora per concludere questa lunga esposizione vorrei dire che non critico la psicologia e la sua utilità ma “certa” psicologia, “certi” operatori, e vorrei che tale disciplina servisse per capire i problemi della gente e poter intervenire per prevenirli e non solo per curarli. Vorrei anche dire che taluni, sbagliando, danno a certi specialisti un senso di onnipotenza, un aura da guru, che in certi ambiti la psicologia è diventata quasi una nuova religione e i loro operatori dei nuovi messia. Ma la psicologia ha dei limiti ed limite maggiore sono “certi” specialisti.


Simonetta Frongia


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