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In via eccezionale, soltanto per pochi giorni, uno dei capitoli più belli del mio libro "Astenersi perditempo"------Quando ascoltai per la prima volta “Certe notti”, una tra le canzoni più belle e conosciute di Ligabue, ebbi come la sensazione che fossi stato io a ispirarla. Io e coloro che, come me, inanellavano una dietro l’altra decine e decine di esperienze a sfondo peccaminoso, attingendo a un mondo virtuale per poi scoprire ed esplorare a fondo una realtà fatta di sensi, sensazioni e spicchi di esistenza. “Certe notti”, appunto. Dove se non eri sveglio, probabilmente non lo saresti stato mai. Senza necessariamente brancolare nel buio psichedelico di una discoteca o nella confusione anonima di un pub, in un venerdì o un sabato sera qualunque.
Tu e lei. O meglio: “Una” lei, una qualsiasi. “Una”, non “la”.“Non si può restare soli, certe notti qui. Chi si accontenta gode... così così...” Pazienza se spesso non è stata vera gloria. Si può vivere bene anche facendo finta, d’essere felici. Non amiamo forse farci coccolare dalle illusioni, tutte le volte che andiamo al cinema? Quando il nostro eroe preferito sopravvive a tutto e tutti, schivando pallottole, kamikaze, attacchi chimici e invasioni aliene, corriamo forse a reclamare il rimborso del biglietto perché ci siamo sentiti presi in giro? “Certe notti somigliano a un vizio che non voglio smettere, smettere mai...” Quando mi sto recando a un appuntamento al buio rivolgo spesso lo sguardo al sedile vuoto dell’auto, al mio fianco, cercando di cogliere nell’aria un profumo che (ancora) non c’è. Provo a immaginarmi la scena, quando di lì a pochi minuti salirà l’ennesima “Miss X”.Sempre che la faccia salire, ovviamente. Percepirò il suo profumo, forse ne indovinerò la marca, i nostri aliti si mescoleranno tra loro nell’esiguo spazio dell’abitacolo.Se è autunno, la mattina successiva, sul tappetino dell’auto ritroverò, forse, qualche foglia secca finita sotto la suola delle scarpe di “Miss X” e lasciata lì, come prova fortuita dell’ennesimo cocktail di sesso fugace e senza un’anima. Sono piccoli rituali che, come certe notti, assomigliano a un vizio che non voglio smettere. Il mio è diventato un pozzo senza fondo: attingo e continuo ad attingere, bevo e continuo ad avere sete, perché ogni storia, ogni situazione, mi appare diversa da tutte quelle precedenti e sa regalarmi nuove e particolari emozioni. “Certe notti c’hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà”. Anche se non è propriamente un’amica, bensì una sconosciuta, o quasi, va bene lo stesso. Anzi, a volte è perfino meglio. Spesso ho trovato grande umanità e comprensione proprio in quelle donne che, esattamente come me, si giocavano la serata sfidando la sorte e calando sul tavolo da gioco quel pizzico d’incoscienza senza la quale ogni vita avrebbe un retrogusto insipido e amarognolo. Umanità e comprensione che una sconosciuta ti può offrire con sincerità proprio perché, data la situazione, è del tutto consapevole di non poter chiederti nulla in cambio. Nulla, se non quella distratta attenzione che le vorrai dedicare per alcuni minuti accarezzandole i capelli, magari subito dopo che avrà usato la sua bocca per regalarti qualche attimo di intenso piacere. Le basterà probabilmente quella tua breve coccola per sentirsi appagata, non pagata. Se lo ha fatto è perché, semplicemente, le andava di farlo, “disinfettando” una tua ferita che, quasi inconsciamente, ti aveva portato fin lì.Le mie ferite erano davvero tante, dopo le delusioni sentimentali patite, eppure gli oltre settecento appuntamenti al buio totalizzati in quindici anni sono riusciti solo in parte a cicatrizzare tutte le piaghe, anche se ormai non considero più queste esperienze alla stregua di un “indennizzo” morale. Forse all’inizio poteva essere così, al tempo della mia iscrizione all’agenzia matrimoniale “Due Cuori”. Dovevo dimenticare soprattutto lei, Loredana, e quell’amore in cui avevo creduto inutilmente, sacrificando ampie scorte della mia dignità. Poi, invece, passando con disinvoltura da una donna a un’altra, quelle “certe notti” sono diventate il mio modus vivendi, la formula magica che ha sostituito brillantemente il vano peregrinare da un locale “di tendenza” all’altro, a caccia di aria fritta.Dentro ogni incontro, dentro ogni notte, una storia. E stimmate di vita. Vita vera. Autentica. Al momento non rimaneva che un vago sapore di trasgressione e di piacere, lì dove la serata aveva avuto risvolti hard. Poi però, rilegando l’ennesima esperienza nel libro dei ricordi, mi accorgevo che, tra le sue pieghe, c’era forse dell’altro, anche se non riuscivo a coglierne la vera essenza e i più reconditi significati. Andava bene così, “doveva” andar bene così.Certe notti, la pelle che sfiori è un’emozione che ti scivola addosso e cade nel nulla. E intanto già provi a immaginare come sarà il tuo prossimo appuntamento al buio …
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