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Certo che son femminista!

Creato il 01 agosto 2014 da Femina_versi @MicaelaTweets

femminismo gesto

Oggi Michela Murgia esce con queste parole sul suo blog (“Sporca, arrabbiata e vetero“) rivendicando la sua identità di femminista anche in connotazioni negative.

In questi giorni di accesa discussione sul femminismo grazie alla viralità dell’hashtag #womenagainstfeminism (donne contro il femminismo) in America and all over the world, mi son trovata anche io a dover discuter con un uomo di tutto rispetto: egli sosteneva che forse il termine “femminismo” è superato perché pieno di connotazioni negative, che dovremmo cambiarlo.

Beh, non è così: il termine femminismo è una splendida parola alla quale io non intendo rinunciare, non sicuramente per qualche etichetta anni ’70 instillata da chi alla fine (uomo o donna che fosse) ha voluto dividere il movimento e ridurlo al pregiudizio che fosse un’accozzaglia di donne arrabbiate le une con le altre e con gli uomini.

Eppure questo stereotipo è forte ancora oggi: oggi che alcune donne sentono la necessità di dirsi “contro” al femminismo perché amano i loro mariti e amano pulirgli la casa e si sentono libere.

Oggi in cui dichiararsi femministe significa eludersi l’amicizia delle altre donne, quelle “tranquille”, apparentemente non castranti, che talvolta ti usano per criticare i loro uomini sperando che tu li appoggi (anche in loro presenza) ma poi tacciono o peggio dietro, alle spalle, ti giudicano un’isterica utilizzando gli stessi stereotipi che dovrebbero combattere.

È forte ancora oggi in un silenzio devastante del maschile che spera sempre che ce le diamo fra noi per vedere come va a finire ma che evita di intromettersi perché, si sa, le femministe gli uomini se li mangiano (e non sapete da che parte cominciano!).

Eppure oggi abbiamo la Legge 194 che istituisce la tutela sociale della maternità assistita e l’interruzione volontaria della gravidanza minacciata da un’ipocrita obiezione di coscienza dei medici; oggi a fatica facciamo valere la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne; ancora oggi in tante parti del mondo alle donne viene vietato di studiare, guidare, truccarsi e perfino ridere.

Oggi che alle nostre adolescenti occidentali ed evolute viene insegnato dai media a mercificare il proprio corpo per ottenere un buon partito grazie a selfie para-erotici sui social e non di certo ad ampliare la propria conoscenza e professionalità e ad ambire a posizioni di leadership.

No, continuo ad amare la parola Femminismo, continuo a pensare che sia necessaria e bella perché conosco (anche se mai abbastanza) la storia, la fatica, la passione delle donne che in passato, grazie alle loro lotte, mi hanno concesso il diritto di studiare, leggere, scrivere oggi senza veli e senza peli sulla lingua. Le Madri che finirono in galera, che subirono vessazioni, torture e violenze perché io oggi abbia libertà, assistenza medica e sindacale, tutela giuridica.

Perché amo gli uomini e mi piace giocare con loro alla pari.

E mi ferisce che ci sia molta ignoranza in merito, che molte donne e molti uomini non conoscano questa storia e che non sappiano che se godono di un’assistenza sanitaria, di asili, di tutela della maternità, della possibilità di usare anticoncezionali o di scegliere liberamente del proprio corpo o se convivere, sposarsi e divorziare, è anche e proprio grazie alle battaglie civili di quelle poche ma convinte femministe che allora come ancora oggi vigilano sui diritti civili delle donne, tutte, a prescindere dal loro credo religioso, opinione politica o indifferenza.

Certo che sono femminista. Ci mancherebbe altro!

Micaela Balìce

Foto tratta dal libro “Il gesto femminista“



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