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Cervelli fatti di metallo e d'ingranaggi

Creato il 22 agosto 2012 da Eloisa @EloisaMassola
Cervelli fatti di metallo e d'ingranaggiIn montagna ci vado da quando sono piccola. A camminare. Sciare non mi piace. Più che altro, non amo il modo in cui vengono abbattuti gli alberi e deturpato l'ambiente per fare spazio alle piste e agli impianti.
Così, mi limito a camminare: senza fretta, caricando lo zaino come si deve, regolando passo, cuore e respirazione; attingendo energie dalla Terra, ascoltando senza pensare. Sforzandomi di ricordare tutte le regole della "buona montagna" e di rispettarle tutte. Perché la montagna richiede rispetto e saggezza e chi non sa essere rispettoso né saggio rischia di essere punito a dovere, prima o poi.

Cervelli fatti di metallo e d'ingranaggi

Una piccola pausa
nel mio cammino... :-)

Più di tutte amo la valle di Cogne e i sentieri che si diramano da Valnontey: ci andavo da bambina, mi sono rimasti nel cuore e per questo ci torno periodicamente - per attingere positività e leggerezza (pur nella fatica del cammino).
Fino a poco tempo fa, la frazione di Valnontey (ultimo avamposto abitato di fronte al Gran Paradiso) non era cambiata molto rispetto alle estati che vi trascorrevo da piccola, insieme ai miei genitori. Constatarlo mi faceva piacere: il mio piccolo paradiso incontaminato!
Ma questo agosto ci sono tornata dopo due anni d'assenza e, purtroppo, ho notato - anche là - le tracce fastidiose dell'arroganza umana, che si diffonde a macchia d'olio, come una malattia incurabile.
La costruzione di un nuovo agriturismo, orde di turisti famelici e maleducati, nessun animale in vista (volpi, camosci e scoiattoli erano di certo spaventati da tutto quel chiasso!) e, quel che è peggio, un numero spropositato di biciclette lungo i percorsi segnati.
Biciclette, sì. Un mezzo per cui provo una naturale simpatia nella vita di tutti i giorni, ma che in montagna non rappresenta altro che l'ennesima "snobberia" per umani pretenziosi.
L'utilizzo della bicicletta in montagna è infatti una moda recente e fastidiosa, che rende pericolosa e difficile l'arte semplice del camminare: è arduo mantenere costanti ritmo, passo e respirazione se ci si deve di continuo guardare alle spalle, scostare rapidamente e fare da parte per lasciare il passo a questi "ciclisti della domenica", vestiti con abiti ridicoli dai colori sgargianti e che non si fanno nessuno scrupolo di gridare "PERMESSOOOO!", in barba a tutte le raccomandazioni del Parco a rispettare il silenzio e alla legge non scritta che in montagna non si chiede MAI "permesso".
In montagna, au contraire, ci si affianca, ci si saluta (con un cenno del capo e un sorriso, oppure con un educato "buongiorno") e chi supera ha sempre la buona creanza di farlo senza arrecare disturbo a chi sta salendo o scendendo più lentamente.
I veri camminatori e amanti della montagna non sono in competizione gli uni con gli altri, non devono dimostrare nulla a nessuno - neppure a se stessi.
I "biciclettari", al contrario, devono e vogliono sfoggiare le loro mountain bike costose, i loro caschetti di protezione fluorescenti, dimostrare a noi poveri "viandanti" che sanno andare più forte e più veloce: come se potesse importarcene qualcosa!
Camminare è come meditare. Il ripetersi di un passo dopo l'altro è come recitare un mantra. Camminare aiuta a rilassare la mente, a lasciar scivolare i pensieri senza trattenerli, a far entrare nuovi pensieri e nuove idee, ad essere creativi. [1]

Nei sentieri più stretti, chi scende cede il passo a chi va in salita e, quando ci si incontra, chi sale si mantiene sulla propria destra... Tutte queste semplici regole, in presenza dei "biciclettari", svaniscono come neve al sole: perché "loro" (gli sbruffoncelli in tutine aderenti) sfrecciano come vogliono, ti sorpassano, ti costringono a spostarti in fretta, disturbando meditazione e concentrazione. Passano veloci (troppo veloci!) fra gruppi di adulti e di bambini... e speriamo che un ermellino non decida mai di attraversare il sentiero proprio in quell'istante, perché di certo finirebbe schiacciato.
A poco servono le raccomandazioni di alcuni Parchi, rivolte agli appassionati della bicicletta in montagna, affinché il loro hobby non diventi un incubo per gli altri escursionisti. Loro devono essere veloci e arrivare primi...
Ovviamente le amministrazioni locali sono ben liete di trarre il maggior profitto possibile da questa nuova moda sportiva: a Cogne, ad esempio e tanto per restare in zona, vogliono smantellare la vecchia Miniera (un posto molto suggestivo e ricco di storia e di tradizione, inserito fra i "Luoghi del cuore") e la tratta ferroviaria fino ad Aosta per realizzare un pista ciclabile con annesso centro benessere. Se non è una vergogna questa...
PS: a tale proposito, ecco il link a cui potrete firmare la petizione per salvare la Miniera di Cogne dallo scempio: http://www.iluoghidelcuore.it/login/segnala/la-ferrovia-del-drinc-e-la-miniera.
Grazie di ♥ a tutti coloro che vorranno contribuire a questa causa.
Note
[1] M. Baldini, "Camminare come terapia", in Il manuale del camminare lento, a cura di A. Vergari, Macro Edizioni, Savona 2002.

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