Questo video gira da qualche giorno su Facebook e l'ho visto anche su alcuni blog che seguo.
Consiglio a tutti di guardarlo, ma specialmente a chi crede che la valenza di un lavoro nel campo della cultura e dell'intrattenimento abbia la stessa dignità degli altri.
Perché credo che il punto, in fondo, sia questo. I poeti, gli scrittori, i filosofi, i musicisti, gli attori, i teatranti: tutti parassiti sociali. Quindi non devono alzare troppo la cresta. Che prendano la manciata di centesimi che qualcuno – generosamente – dà loro, e che stiano zitti. O che vadano a fare “un lavoro serio”.
C'era un regime che la pensava così...
Vorrei vedere come farebbero gli editori, le case discografiche, i produttori, le testate giornalistiche, senza di noi. Perché, se queste categorie hanno senz'altro dei meriti, ogni tanto occorre ribadire che esse esistono solo in quanto casse di risonanza della creatività altrui.
Creatività sottopagata, spesso irrisa, raramente riconosciuta.
Comunque, fin quando ci sarà anche tra noi chi pensa che vale la pena svendersi per sperare in un slancio verso la fama e la gloria, credo che non cambierà granché.
La colpa non è mai solo degli altri.
Chiudo con una citazione letta oggi su Dnews: “Far addormentare le teste e non farle pensare è la cosa più pericolosa del mondo. La cultura non è un hobby, in Europa è un lavoro, qui può diventarlo solo se smette di essere precaria, se puoi guadagnare anche facendo il musicista. La cultura serve a tutto, è un vanto nel mondo, fa parte dell’economia: se diventa precaria, anche i cervelli diventano precari. E poi fuggono da questo paese.”
Di chi è? Umberto Eco? Piero Angela? Franco Battiato? Milena Gabanelli?
No: di Ambra Angiolini.
Piccole donne crescono. Senza nessunissima ironia.