Ripensate a tutte le informazioni che avete appreso durante i vostri primi cinque anni di età: avete imparato a riconoscere migliaia di volti e oggetti, a parlare un linguaggio completo, anche se limitato, e avete sviluppato una serie di capacità che da molti vengono considerate come il vero punto di separazione tra l'essere umano ed il resto del regno dei viventi.
"I bambini sono le macchine d'apprendimento più complesse dell'universo" sostiene ALison Gopnik, psicologa dello sviluppo all'Università della California di Berkeley. "Immaginate se i computer potessero apprendere la stessa quantità di informazioni e alla stessa velocità".
Gapnik e altri ricercatori da tutto il mondo stanno cercando di sviluppare un'intelligenza artificiale a metà strada tra l'essere umano adulto, concentrato sul risultato delle sue esperienze, e il bambino, dotato di un'apertura e un'immaginazione che spesso vengono soppiantate, durante la crescita, da altre abilità dagli scopi più pratici.
Il primo passo è capire quali sono i procedimenti logici eseguiti dai bambini per risolvere un problema. Gopnik e i suoi colleghi hanno svolto numerosi esperimenti con i bambini di 2-3 anni di età, sottoponendoli a diversi problemi logici e invogliandoli con dolci e giocattoli.
Il cervello di un bambino di 2-3 anni si è evoluto per sviluppare nuove capacità rispondendo al rapporto con i genitori. Iniziano dalle basi, imparando a relazionarsi con la sensazione della fame, della solitudine e della stanchezza, per poi passare ad analizzare le goffe espressioni di genitori e parenti, il nostro modo di ripetere ed enfatizzare le parole di fronte a loro.
Uno dei primi tentativi di robot-bambini dotato di intelligenza artificiale
I risultati sembrano infatti dimostrare che i bimbi, anche in tenerissima età, sono in grado di formulare ipotesi, eseguire calcoli statistici grossolani ma efficaci in termini di apprendimento, e trarre conclusioni sulla base delle esperienze accumulate.
I bimbi sono sostanzialmente dei "computer probabilistici" che procedono per tentativi, errori e deduzioni. E il funzionamento del loro sistema di apprendimento potrebbe essere una base efficace per rendere i computer non solo intelligenti, ma anche molto più adattabili e umani.
"I bambini sono capaci di risolvere problemi che restano vere e proprie sfide per un computer, come imparare le lingue e risolvere relazioni casuali" spiega Tom Griffith, direttore del Computational Cognitive Science Lab. "Speriamo di rendere i computer intelligenti rendendoli più simili ai bambini".
La riproduzione del meccanismo d'apprendimento dei bambini non sarà soltanto utile per la creazione di un'intelligenza artificiale evoluta, ma potrà essere applicata alla robotica per fornire un'interazione umano-macchina il più naturale possibile.
Volando con la fantasia, un "robot-bambino" potrà apprendere le nostre abitudini semplicemente osservando come ci muoviamo per la casa, o dialogando con noi. Sarà in grado di formulare ipotesi sulla base dei dati raccolti dai suoi sensori visivi, audio e tattili, e trarre conclusioni sul modo più appropriato di agire.
Come per un neonato, tuttavia, la fase di apprendimento di un computer così versatile sarà estremamente delicata, e sarà probabilmente simile a quella di un essere umano nei primi anni d'età. Il cervello dei bambini tende a interagire con persone in grado di rispondere, e sottoporre loro ad un'interminabile serie di documentari di Discovery Channel non servirà a renderli più intelligenti; allo stesso modo, un computer in grado di apprendere come un bambino potrebbe richiedere la costante assistenza di personale umano per poter sviluppare la giusta sequenza di sinapsi elettroniche.
Baby Brains May Be the Secret to Smarter Computers
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