La varietà
Il Cesanese è un vitigno a bacca rossa autoctono del Lazio, coltivato da tempo immemorabile nei dintorni di Roma. Le origini sono ancora avvolte nel mistero, ma sicuramente risalgono ad epoche molto antiche, associate da Plinio al gruppo familiare delle alveole presenti al tempo nella zona di Ariccia e utilizzate in grandi quantità per la produzione di vino rosso. Il vitigno è menzionato anche negli Statuti della Terra di Piglio del 1479 e da Rutilio Scotti nel 1600.
Il Cesanese fu descritto dall'Acerbi come un'uva produttiva e di qualità mentre il Di Rovasenda lo menziona come Cesanese nero, detto anche Cezanese o Cesarese e infine con il nome attuale di Cesanese nel Bullettino Ampelografico di Velletri. Il Cesanese viene diviso in due sottotipi, secondo la prima identificazione di Mengarini, il Cesanese Comune e il Cesanese D'affile, più pregiato e descritto in un nostro articolo precedente.
La distinzione venne ripresa anche da Mancini indicando il Comune, chiamato oggi anche Bonvino Nero, con acino grosso e il D'Affile, chiamato anche Del Piglio per le molte coltivazioni che si trovano nella zona dell'omonimo comune, ad acino piccolo. Il Cesanese, pur fornendo vini di ottima qualità, ha conosciuto negli ultimi decenni un forte ridimensionamento delle sue estensioni vitate, anche se nell'area del Piglio, di Affile e di Olevano Romane, resta molto diffuso e seconda varietà coltivata, nel sottotipo più pregiato, mentre sui Castelli Romani si preferiscono ora varietà più note e famose. Negli anni 50 del novecento invece era sicuramente il vitigno rosso più diffuso e importante della regione, e nei secoli precedenti uno dei prediletti dalla nobiltà romana.
Il Cesanese Comune si presenta con grappoli di medie dimensioni a forma cilindrica e a volte alati, con densità medie. Le bacche sono anch'esse di medie dimensioni e a forma ovale, con alte concentrazioni di pruina sulle coriacee e spesse bucce nere a sfumature violacee. È un vitigno che offre alte rese, regolari, se coltivato a basse quote mentre invece incontra difficoltà ad altitudini più elevate. Viene allevato con sistemi mediamente espansi e potature medio-corte. Necessita di buone esposizioni solari per non incontrare difficoltà nella maturazione.
I vini del Cesanese
Il Cesanese Comune viene vinificato generalmente in purezza ma anche in assemblaggio a seconda delle zone di coltivazioni, sia con il suo fratello più pregiato di Affile che con altri vitigni rossi coltivati nel Lazio. Riesce ad apportare colore e gradazione alcolica nei vini, con profumazioni peculiari al territorio, tendenti a delicati aromi di bosco e frutti piccoli rossi come i classici mirtilli o le more che spesso si evolvono in complessi aromi quasi terziari. Al palato i vini risultano morbidi, dotati di buona struttura e di corpo pieno che offre sensazioni vellutate. Il vino ottenuto può essere bevuto giovane o dopo qualche anno di affinamento in botte, senza però abusare nell'invecchiamento. Il Cesanese può essere vinificato anche nella tipologia dolce per produrre vini da dessert. Può essere inoltre vinificato nella tipologia fermo, ma anche frizzante e spumantizzato. Nella tipologia dolce esalta le sue aromaticità che però risultano anche più volatili tanto da temere l'invecchiamento anche minimo. Oggi fa parte delle denominazioni DOC del Lazio o prodotto anche in IGT o come semplice vino da tavola spesso in assemblaggio con i più nobili Sangiovese, Barbera e Montepulciano. Nelle denominazioni di origine può essere etichettato con le menzioni secco, asciutto, amabile e dolce solo per il suo fratello più pregiato. " sono consentite per il vino " Cesanese del Piglio " che presenta le rispettive caratteristiche sopra citate.
I produttori
Il Cesanese Comune trova un ottimo impiego in assemblaggio presso l'azienda Villa Simone in due ottimi vini entrambi al 50 per cento con il Sangiovese. Il primo è il Ferro e Seta di un bel colore denso scurissimo sfumato di porpora. Il naso si riempie di viole appassite, prugna, foglie secche, liquirizia e tabacco. Ben palato, fresco e tannico, con bei richiami alla gamma olfattiva. Lungo e persistente, è ottimo con gli stufati di manzo e la coda alla vaccinara. Il secondo, La Torraccia, si veste di un bel porpora giovane, con aperture di ribes e more su fondi minerali di ferro e grafite. Al palato è ancora fresco e tannico, molto vivo, per il tacchino in crosta.
Ottimo anche il Meraco Rosso di San marco, dove il Cesanese è al 30 per cento in assemblaggio con Sangiovese (50%) e Cabernet Sauvignon. Colore granato e naso alle more e prugne avvolte in note di noce moscata, pepe nero e china. Palato vellutato, quasi setoso, morbido e dai tannini freschi e levigati. Ottimo con i brasati d'oca. Meno pregiato ma comunque di buona qualità il Cesanese One, rubino, con il naso che traspare odori animali di pelle conciata prima di lasciar posto ai classici frutti. Fresco e tannico, accompagna bene la tipica coda alla vaccinara.
Buon Cesanese al 40 per cento con il Sangiovese anche per il Racemo Rosso di L'Olivella, ancora rubino. Qui al naso compare la frutta sotto spirito, la pelle conciata e il tabacco da pipa. Palato morbido con una certa acidità che ne conferisce vivacità. Da provare con il capretto al forno.