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Cesara Buonamici ha coordinato il dibattito su tecnologie e beni culturali. Successo per l’incontro finale di Lubec

Creato il 22 ottobre 2011 da Fasterboy

I relatori: “Cultura, innovazione e giovani, le risorse su cui puntare”
Teatro di San GirolamoLucca – Qual è la nostra identità? In questo momento, in cui gli analisti indicano uno scenario di non-crescita per il nostro Paese, il mondo della cultura può contribuire a ricucire lo iato tra la vocazione culturale/turistica e la prospettiva di un reale sviluppo industriale e infrastrutturale?  È stata questa la domanda attorno alla quale é ruotato il dibattito andato in scena stamani al Teatro di San Girolamo, in occasione dell’ultima giornata di Lubec ( Lucca Beni Culturali) l’evento organizzato da Promo P.A. Fondazione, realizzato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. A coordinare il dibattito, introdotto dal Presidente di Promo P.A. Gaetano Scognamiglio, c’era la giornalista televisiva Cesara Buonamici, che, aprendo l’incontro, ha spiegato di essere rimasta affascinata dallo spunto offerto da Lubec di “trovare un punto d’incontro tra due diverse opposizioni: da una parte quella dell’Italia semplicemente orgogliosa del suo passato e d’altra quella dell’Italia che guarda allo sviluppo e alle nuove tecnologie”. Tanti i relatori intervenuti sul palco del teatro c’erano Fabio Banti, Presidente Confartigianato Regione Toscana, il semiologo Daniele Barbieri, Andrea Marcucci, Senatore della Repubblica e Segretario della Commissione Cultura del Senato, Maurizio Melani, Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese – Ministero degli Affari Esteri, Sergio Milia, Assessore dei Beni Culturali Regione Sardegna, Elisabetta Kelescian, Ministro Plenipotenziario, Ludovico Ortona, Presidente Arcus, Cristina Rapisarda Sassoon, Amministratore Delegato Global Trends, Clara Rech, Presidente ANISA e Umberto Sereni, Docente di Storia Contemporanea.

Tanti gli spunti di riflessione lanciati per l’occasione. Alcuni dei punti su cui si è più insistito sono stati: la necessità di puntare sui giovani, offendo loro opportunità di formazione e sbocchi lavorativi adeguati nel mondo della cultura, dare la priorità alla cultura con la C maiuscola e investire sulle nuove tecnologie per migliorare la fruizione dei beni culturali. Banti, per esempio, ha spiegato, come “oggi il saper fare sia considerato quasi di serie B rispetto al conoscere e, invece, esiste la necessita di valorizzare gli aspetti concreti del fare cultura, tanto che Confartigianato ha lanciato un progetto per trovare con un app realizzato da Artex la mappa delle botteghe d’artigianato locale di livello”.

Marcucci ha sottolineato come in Italia sia importante fare sistema, portando l’esempio di molte piccole province che attraverso l’interazione tra privati, volontari, amministrazioni sono riusciti a creare un rilancio del sistema economico e produttivo.

Parlando di nuove tecnologie Barbieri ha messo in evidenza come “tanto più siamo legati all’ idea del progresso e tanto più é necessario cercare le radici.

In Italia, avendo a disposizione la maggior parte dei beni culturali, non é possibile tagliare il ramo delle tecnologie senza far seccare l’altro”. Melani ha spiegato come l’aspetto dell’istruzione e della formazione sia  fondamentale per innescare processi di crescita e Kelescian ha sottolineato come in Italia esista uno iato tra oggettiva espansione di interesse per la cultura e il nostro patrimonio e un preoccupante andamento dell’economia. Ortona, citando l’articolo 9 della Costituzione, (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica) ha spiegato come il “punto di forza italiano sia il patrimonio culturale. Siamo molto apprezzati e riconosciuti per il nostro patrimonio culturale e per la nostra bravura nel campo delle tecnologie.

Dove non siamo bravi é nel fare sistema, perché siamo individualisti. Il patrimonio culturale invece va inteso come un bene comune, non come qualcosa di separato dal cittadino. Così Sassoon ha lanciato una domanda: “Siamo destinati ad essere solo osservatori? Oggi siamo di fronte a un mondo in movimento a cui diamo poca attenzione. Siamo troppo individualisti, ma spesso anche troppo provinciali e questo non ci fa guardare al nuovo che é intorno.

E invece é importante dare ai nostri giovani la possibilità di portare avanti il nostro patrimonio culturale. Abbiamo un grande futuro ma dobbiamo fare un lavoro di apertura culturale, vedere cosa fanno gli altri paesi, cosa per esempio Berlino, che in pochi anni ha offerto un’articolazione culturale straordinaria”. Per finire con Rech che ha ricordato come la Cultura “non sia un costo ma un investimento”. Inoltre durante l’incontro Ortona ha messo in evidenza la nascita dell’associazione Parchi e Giardini, di cui la lucchese  Promo P.A. Fondazione é tra i fondatori.


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