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Cesare

Creato il 21 ottobre 2010 da Renzomazzetti

CESARE  Chi lo conobbe sa quanto rifuggisse da ogni ambizione personale, quanto fosse avverso non solo ad ogni forma di retorica, ma anche a quelle idealizzazioni o mitizzazioni delle proprie credenze e dei propri atteggiamenti che sono spesso necessarie per affrontare il pericolo ed il sacrificio. In lui invece l’esercizio del coraggio (la parola eroismo gli sarebbe sembrata troppo altisonante anche quando si trattò di autentico e puro eroismo) era semplice e naturale quanto lo svolgimento delle più banali attività quotidiane. Ufficiale dell’esercito nella prima guerra mondiale, ferito e più volte decorato, ritornò alla vita borghese senza ambire alcun altro particolare riconoscimento, convinto di non aver fatto niente di più del suo dovere di cittadino. Nonostante questo suo passato di combattente, nessuna influenza, in un uomo come lui, poteva avere l’esaltazione parolaia del sentimento patriottico e del valore militare, della quale si servì nella sua propaganda il fascismo avanzante. La sua indipendenza di giudizio, il rispetto della dignità umana e per la libertà personale, lo resero contrario al fascismo, ed in questo suo atteggiamento rimase sempre fermo, rifiutando anche quella adesione formale che fu data da tanti italiani allorché la tessera divenne quasi un lasciapassare necessario, subito anche quando non era desiderato. Simpatizzante del movimento Giustizia e Libertà, fu poi a Pisa fra i fondatori del Partito d’Azione e partecipò al fronte antifascista costituitosi prima del 25 luglio. Quando, dopo l’armistizio, la repubblica di Salò potè riprendere, sotto l’egida tedesca, il controllo della situazione, Cesare fu subito arrestato: troppo note erano lesue idee e troppo si era esposto in quel breve periodo confuso e tragico che seguì l’8 settembre. Poco dopo egli poté essere rilasciato e riprese, come se niente fosse avvenuto, senza nascondersi in qualche sicuro rifugio, la sua attività cospiratoria e, con la costituzione del CNL provinciale di Pisa, andò a far parte della Giunta militare che promuoveva, coordinava e dirigeva l’attività partigiana. Organizzate le prime formazioni, i suoi compagni di lotta volevano che si unisse a qualcuna di esse, consci dei maggiori pericoli che egli, specialmente con i suoi precedenti, correva rimanendo in città. Ma ogni affettuosa insistenza fu vana poiché Cesare rifiutò decisamente di lasciare il suo posto di combattimento e di responsabilità, così avanzato e praticamente indifeso. L’11 maggio 1944 una pattuglia della Feldgendermerie dipendente dal comando tedesco di Firenze fu inviata a Pisa con l’incarico di procedere a due arresti: il suo e quello di Capitani che poté fuggire da una finestra posteriore mentre i gendarmi erano alla porta. La pattuglia fu avvistata mentre cercava la casa Salvestroni, ed egli fu avvertito ancora in tempo per evitare la cattura. Ma cesare si attardò: forse volle distruggere alcune carte compromettenti per sé e principalmente per altri (nulla infatti sembra che abbiano trovato i tedeschi nella perquisizione subito eseguita), ma forse in lui agì anche inconsciamente un’istintiva ripugnanza alla fuga, quel senso di dignità e rispetto verso se stesso che lo spingeva ad affrontare a testa alta il suo destino. Cominciò così il suo calvario, nel quale rifulse tutta la sua grandezza d’animo. Condotto nelle carceri di Firenze (come servizio di informazioni del CNL poté accertare e come egli confermò poi a chi si trovò con lui ad Ebensee), Cesare fu sottoposto a lunghi, estenuanti interrogatori, a percosse e ad ogni sorta di maltrattamenti per estorcergli il nome dei suoi compagni di lotta, dei quali gli venivano anche sottoposte alcune liste nella speranza che in qualche modo potesse tradirsi. Ma ogni tentativo fu vano, e nulla riuscì ad aver ragione della sua forza d’animo, della sua dedizione alla causa, della sua lealtà verso i compagni.

zoe e le sbarre
 Il comando tedesco ricorse allora alla misura estrema di inviarlo in un campo di sterminio in Germania, nella speranza che quella terribile vita, fiaccando il suo corpo, facesse cadere insieme la sua resistenza morale. Chiuso nel campo di Mauthausen, e poco dopo in quello dipendente di Ebensee, il povero Cesare divenne in breve tempo l’ombra di se stesso; anche la ferita riportata nella guerra 1915-1918 si era riaperta ed andava in cancrena, procurandogli atroci dolori. Intanto anche ad Ebensee erano proseguiti gli interrogatori, i maltrattamenti, le percosse, mentre i suoi aguzzini cercavano di atterrirlo mostrandogli i comignoli fumanti dei forni crematori. Ma il suo spirito non crollò, finché indomito lasciò, durante una tortura, la carne esausta e martoriata. Era il 2 marzo 1945. Un altro come era da segnare fra i caduti per la Resistenza, un’altra vittima si era aggiunta all’interminabile serie dei martiri periti nei campi di sterminio nazisti. - Dal volume Ora e Sempre RESISTENZA. Provincia, ANPI, PISA -

 

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Noi,

Tu e io e voi-noi tutti.

E’ nei tuoi vestiti, compagno, e pensa nella tua testa.

Dove vivi è la sua casa, e dove sei attaccato combatte.

-Bertolt Brecht-


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