- rischio di atti persecutori e discriminatori verso Battisti, una volta in Italia.
- preoccupazione per le condizioni delle carceri italiane, che contano decine e decine di morti all’anno.
Ma soprattutto hanno avuto peso due elementi rispetto ai quali la sensibilità del Brasile è molto aumentata negli ultimi anni:
- il Brasile non prevede e rifiuta la pena dell’ergastolo: pena che invece attenderebbe Battisti al suo rientro in Italia e pena invocata a gran voce anche da chi voce in capitolo non ne ha neanche un po’ e anche da chi ha scarsissima nozione di certi fattori rilevanti per la formazione di un’opinione non dogmatica. Un ambientino che forse l’avvocatura del Brasile ha ritenuto nel complesso scoraggiante.
- l’Italia non aderì al sistema di controllo internazionale dei luoghi di privazione della libertà, introdotto dalle Nazioni Unite nel Dicembre 2002. Il protocollo contro la tortura è stato semplicemente firmato dall’Italia ma non ratificato, a differenza del Brasile che lo ratificò.
Al di la di queste ragioni, di cui non si può certo non tener conto, c’è anche un altro fatto che dovrebbe farci riflettere e che forse ha ulteriormente pesato sulla formazione della decisione brasiliana: anche altri stati hanno avuto lo stesso comportamento e tranne rarissime eccezioni l’Italia non ha mai ottenuto l’estradizione di condannati per i reati del periodo della così detta “emergenza” degli anni ’70-’80 nè dal Canada nè dalla Gran Bretagna nè dal Brasile e neanche dal Nicaragua. Pesano infatti, spostando la riflessione al passato, la non difendibilità sul piano internazionale delle norme varate nel suddetto periodo e le prassi procedurali seguite nei processi.
Ma ciò che oggi interessa soprattutto e che dovrebbe tacitare chi sproloquia parlando di ergastoli, schiaffo all’Italia o altro, è il fatto che Lula e l’avvocatura del Brasile nel motivare il diniego abbiano addotto semplici affermazioni e prese d’atto riguardo l’Italia di oggi, non accennando quindi, in modo intelligente, allo spinoso e contestato passato di Battisti.
Franco Frattini: “Siamo pronti a qualsiasi misura per ottenere l’estradizione”. Bene Frattini, direi che di lavoro da fare e misure da attuare ce n’è a volontà. Inizierei con dell’autocritica e delle scuse al Brasile, dopodichè proseguirei con la ratifica del protocollo di cui sopra…
Nicolò Ollino
(fonti: “Perchè lo schiaffo all’Italia”, Mauro Palma, il manifesto 31/12/10)