di Iannozzi Giuseppe
Intervistato dal giornale di estrema sinistra Brasil de Fato, il terrorista rosso Cesare Battisti sputa sul governo italiano, sulla giustizia e sulla legge italiane. A pubblicare in Italia l’intervista del pluriassassino, Il Manifesto.
Un Cesare Battisti sempre più tronfio e arrogante sentenzia: “Hanno fabbricato un mostro che non ha niente a che vedere con me” e “mi perseguitano perché sono uno scrittore e ho un’immagine pubblica. L’Italia ormai non è più il mio paese, io mi sono formato come cittadino del mondo… Se esiste un angolo di patriottismo, quello sarebbe il Brasile. Può sembrare opportunista, ma sono arrivato qui, non conoscevo nessuno e si è formato un movimento in mio favore… in Italia c’è molta gente che mi difende. Se io ci tornassi, ci sarebbero dei casini e Berlusconi lo sa”. In Italia c’è in verità un pugno di mosche che difende il terrorista condannato in via definitiva all’ergastolo per gli omicidi da lui commessi, un pugno di circa 1500 persone; tuttavia è ragionevole sospettare che tra chi oggi lo sostiene lo sostiene per partito preso e basta.
Pazzo da far paura, Battisti si proclama rifugiato politico: “Governo e opposizione sono gli stessi degli anni di piombo: Democrazia cristiana e Partito comunista italiano… Era il partito più stalinista ma non aveva il controllo del potere (…) Quando Berlusconi, che sappiamo bene chi è, dice che l’opposizione vuole vincere le elezioni con un golpe giudiziario, dice la verità. Come è già accaduto una volta. Ci sono riusciti, tra i due mandati di Berlusconi, attraverso golpe (…) Perché il Pci controllava i magistrati”. Battisti ha completamente perso la bussola oramai. E’ un fiume in piena che vomita veleno. Definendosi un “anarco-comunista”, il pluriassassino spara ancora: “Sono convinto che si stiano creando le condizioni per il socialismo anche se il blocco guidato dagli Stati Uniti, quello del liberismo selvaggio che non si cura affatto della sicurezza sociale, è un concorrente molto difficile, crudele”.
Per giustificare gli omicidi commessi dai Pac arriva al punto di asserire che “fu lo Stato a spingerci alla lotta armata, perché solo così avrebbe potuto sconfiggere il fortissimo movimento culturale che c’era”.
Poi attacca la magistratura italiana: “Quando Berlusconi dice che l’opposizione vuole vincere le elezioni con un golpe giudiziario dice la verità (…) perché la magistratura era controllata dal Pci, il Pci controllava i magistrati italiani. I giudici torturavano il movimento rivoluzionario, dalle Brigate rosse fino all’Autonomia e ai Pac. Uno di loro era Armando Spataro”. E non dimentica di sputare sull’Italia tutta: “L’Italia non è abbastanza forte per collocarsi fra i paesi più ricchi del mondo. Se ci sta è per via della Nato e della mafia, che impingua le casse delle banche del mondo. L’Italia è sempre stata un bluff”.
Battisti vorrebbe “lavorare per la collettività: forse non ho diritto a fare politica, ma farò cultura”. Poi aggiunge di temere per la sua vita: “Se mi dovesse succedere qualcosa, Berlusconi dovrà risponderne”. Battisti, invece di sparare a zero, farebbe bene a guardarsi il culo se ci tiene davvero tanto alla sua sporca pellaccia, stando però ben attento all’estrema sinistra che oggi finge di difenderlo e che domani, una volta non più utile ai suoi scopi politici, potrebbe in tutta tranquillità piantargli una trentina di coltellate alle spalle senza poi neanche inchiodargli la bara con un amen.