Cesare Battisti senza ritegno:
“No al pentimento, rimpiango gli anni ’70″
di Iannozzi Giuseppe
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Comodo comodo in una casa messa a disposizione da un amico brasiliano a Cananeia, sul litorale di San Paolo, Cesare Battisti continua imperterrito a sparare contro l’Italia, negando di essere responsabile degli attacchi terroristici per cui è stato condannato dalla giustizia italiana. E dà la sua bizzarra interpretazione del valore del pentimento, interpretazione che solo un pazzo totale potrebbe tirare fuori da quel poco di cervello che gl’è rimasto: “Non mi piace, è una ipocrisia, sinonimo di delazione, è legata alla religione. Chiedo perdono come responsabile politico, non come responsabile militare di una partecipazione diretta agli attentati. Sento responsabilità per aver partecipato ai Proletari armati per il comunismo e mi assumo oggi una responsabilità maggiore di quella reale, di quella cioè che avevo all’epoca perché ero un ragazzino”. No, non eri un ragazzino, eri un uomo bell’e fatto, diciamo la verità, brutto bastardo d’un fascista rosso. E non ancora contento: “Le responsabilità maggiori sono proprio quelle politiche… da anni sono in una posizione di autocritica e riconsiderazione di tali fatti. Il punto è che non ci sia confusione, perché l’assunzione di responsabilità non voglia dire confessione di partecipazione diretta agli attentati”.
Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso dai Pac nel 1979 a Milano, commenta: “E’ stato mollato dagli amici e ora cambia versione. Non può voltare pagina ma solo continuare a mentire. L’unico modo che avrebbe per farlo è sottoporsi a un giudizio popolare e mostrare le prove della sua innocenza di cui parla da anni e che non si sono mai viste. Le sue dichiarazioni sono un’offesa ulteriore. Almeno abbia il pudore di tacere. Quello che continuiamo a chiedere è che Cesare Battisti accetti di scontare la pena e quindi torni in Italia”. E Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio di Santa Maria di Sala (Venezia), ucciso da un commando il 16 febbraio 1979, commenta: “E’ sempre il solito ipocrita. Chissà quando troverà la dignità di tacere per sempre. E’ arrivato il momento che taccia. La smetta di girare il coltello nella piaga. Dice che non è pentito? Si vergogni, ha la stessa responsabilità di tutti gli altri anche se non ha sparato. La smetta di tormentarci”.
Il titolare della Farnesina, Frattini taglia corto: “Sono dichiarazioni orribili che ovviamente non meritano nessuna risposta da parte istituzionale. Il Brasile deve comprendere che ormai è il momento serio di dare corso a quella richiesta italiana che ho formulato già da tre settimane di costituire il Collegio di conciliazione per andare alla Corte internazionale”.
Ci muoia pure in Brasile Cesare Battisti, in esilio però, non come rifugiato politico perché non lo é; e, in ultimo, abbia almeno la decenza di tacere con le sue psicotiche provocazioni.
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