
Non è incredibile e bellissimo?
Sì, soprattutto quando ci regalano un diamante grezzo come Cesare Deve Morire, Orso d'Oro all'ultimo Festival di Berlino e film scelto per rappresentare l'Italia alla prossima corsa per gli Oscar (e facciamo già il tifo perché entri nella cinquina e perché lo vinca!).

Un regista incontra i carcerati per proporre, come tutti gli anni, un laboratorio teatrale: questa volta si è scelto di rappresentare il Giulio Cesare di William Shakespeare. I carcerati fanno un provino in base al quale vengono assegnate le parti. Il film segue le prove, costrette a svolgersi in cella, nei corridoi o in altre sale del carcere, dal momento che il teatro è inagibile per lavori. Alla fine, il lavoro viene rappresentato davanti a veri spettatori, nel teatro finalmente pronto.

E tanto più risalta se confrontata ai personaggi minori del film, tipo le guardie giurate o il regista teatrale, Fabio Cavalli, che nella vita è il regista vero di queste rappresentazioni in carcere - bravissimo - ma come attore è veramente scarsino, mentre Cassio, Bruto, Cesare, Antonio, se li avesse incontrati un giorno per caso Martin Scorsese, sarebbero tutti finiti in Goodfellas senza neanche battere ciglio.
Il loro riscatto come esseri umani, è chiaro, passa dal teatro, ed è miracoloso osservarli mentre lottano corpo a corpo con i ricordi, i rimorsi, i pezzi di vita che li hanno portati ad essere lì dentro (dopo i provini, ogni carcerato che ha avuto una parte ha diritto ad un intensissimo primo piano sotto il quale si può leggere il reato commesso e gli anni della pena).

Pronuncia l'attore che interpreta Cassio alla fine del film. La verità, è che conoscere l'arte significa capire di stare in una prigione anche per chi in cella non ci vive. L'arte è quella cosa magica che ci fa capire quanto siano limitate le quattro mura di casa nostra, che ci fa venire voglia di uscire (noi che possiamo!), di capire meglio, di andare verso gli altri e verso tutto ciò che è altro da noi. L'arte, si sa, è la vera differenza tra noi e gli animali: gesti totalmente inutili come la contemplazione di un quadro, la visione di un film, la lettura di un libro o di una poesia, fanno di noi essere umani migliori. Ci elevano. Ci fanno dubitare. Ci trasportano. Ci avvicinano, sempre, alla nostra più vera essenza.
In cella, per davvero (perché è nelle loro teste), ci stanno solo gli ignoranti.
Per loro, fine pena, mai.