CESARE PAVESE, dai Racconti: LA VIGNA

Da Silvy56

L'uomo sa queste cose contemplando la vigna.E tutto l'accumulo,la lenta ricchezza dei ricordi d'ogni sorta,non è nulla di fronte alla certezza di quell'estasi immemoriale. Ci sono cieli e piante,e stagioni, e ritorni, ritrovamenti e dolcezze,ma questo è soltanto passato che la vita riplasma come giochi di nubi.La vigna è fatta anche di questo,un miele dell'anima, e qualcosa nel suo orizzonte apre plausibili vedute di nostalgia e di speranza. In soliti eventi vi possono accadere che la sola fantasia suscita,ma non l'evento che soggiace a tutti quanti e tutti indebolisce: la scomparsa del tempo. Questo non accade,è,anzi la vigna stessa.Davanti al sentiero che sale all'orizzonte,l'uomo non ritorna ragazzo: è ragazzo. Per un attimo,in cui giunge a far tacere ogni ricordo,si trova dentro gli occhi la vigna immobile,istintiva,immutabile,quale ha sempre saputo di avere nel cuore.E non accade nulla,perchè nulla può accadere che sia più vasto di questa presenza. Non occorre nemmeno fermarsi davanti alla vigna e riconoscerne i tratti familiari e inauditi. Basta l'attimo dell'incontro e già il ragazzo e l'uomo adulto han cominciato il loro dialogo che,ricco di giorni,dall'inizio non muta.

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