Cesare pavese, "due sigarette"

Da Silvy56

Ogni notte è la liberazione. Si guarda i riflessi dell'asfalto sui corsi che si aprono lucidi al vento. Ogni rado passante ha una faccia e una storia. Ma a quest'ora non c'è più stanchezza: i lampioni a migliaia sono tutti per chi si sofferma a sfregare un cerino. La fiammella si spegne sul volto alla donna che mi ha chiesto un cerino. Si spegne nel vento e la donna delusa ne chiede un secondo che si spegne: la donna ora ride sommessa. Qui possiamo parlare a voce alta e gridare, chè nessuno ci sente. Leviamo gli sguardi alle tante finestre - occhi spenti che dormono e attendiamo. La donna si stringe le spalle e si lagna che ha perso la sciarpa a colori che la notte faceva da stufa. Ma basta appoggiarci contro l'angolo e il vento non è più che un soffio. Sull'asfalto consunto c'è già un mozzicone. Questa sciarpa veniva da Rio, ma dice la donna che è contenta d'averla perduta, perchè mi ha incontrato. Se la sciarpa veniva da Rio, è passata di notte sull'oceano inondato di luce dal gran transatlantico. Certo, notti di vento. E' il regalo di un suo marinaio. Non c'è più il marinaio. La donna bisbiglia che, se salgo con lei, me ne mostra il ritratto ricciolino e abbronzato. Viaggiava su sporchi vapori e puliva le macchine: io sono più bello. Sull'asfalto c'è due mozziconi. Guardiamo nel cielo: la finestra là in alto - mi addita la donna - la nostra. Ma lassù non c'è stufa. La notte, i vapori sperduti hanno pochi fanali o soltanto le stelle. Traversiamo l'asfalto a braccetto, giocando a scaldarci.

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