di Lucio Causo
Il Centro Studi “Dottor Cesare Vergine”, costituito a Tuglie da alcuni anni, grazie al Presidente Dott. Ennio Vergine e ai soci fondatori, ha pubblicato il libro CESARE VERGINE: PAGINE DEL MIO DIARIO – AFRICA ORIENTALE 1935-1936, per i tipi della Casa Editrice Del Campo di Roma. Il libro, curato dagli studiosi di Storia Patria Lucio Causo, Giuseppe Orlando D’Urso ed Ermanno Inguscio, propone alcune fra le più belle ed importanti pagine del Diario scritte dal Dottor Cesare Vergine, illustre medico chirurgo, politico e sindaco di Tuglie dal 1951 al 1969, durante la sua avventura bellica vissuta in Africa nello svolgimento del conflitto Italo–Etiopico del 1935-1936. Il dottore Vergine si arruolò come ufficiale medico nella 252a Legione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), denominata “Acciaiata” da Achille Starace, Segretario del Partito Fascista, che la tenne a battesimo. Questo reparto era costituito in gran parte da giovani volontari dell’Italia Meridionale, tra cui i Leoni del Battaglione Salentino e i Lupi di Lucania. Cesare Vergine partì in Africa Orientale da Napoli, a bordo del piroscafo Saturnia, il 12 settembre 1935, col grado di Capo Manipolo medico della Milizia, insieme con l’Ing. Enrico Errico, Centurione della Milizia. A loro si unirono numerosi tugliesi che insieme affrontarono le difficoltà dell’ambiente e del clima africano e le insidie delle bande abissine. Combatterono per più di dieci mesi e dopo la gloriosa battaglia dello Scirè, a cui l’ufficiale medico tugliese partecipò con i suoi commilitoni, la guerra si concluse con l’annessione dell’Etiopia all’Italia e la proclamazione dell’Impero il 9 maggio 1936. Nelle sue pagine del Diario, interpretate con non poche difficoltà dai curatori perché scritte di fretta, con calligrafia a volte illeggibile, su fogli che capitavano alla meglio, per carenza di carta ed anche d’inchiostro, il dottore Vergine descriveva le sue giornate trascorse nei campi e nei fortini improvvisati nel deserto e sulle ambe etiopiche, nel corso di lunghe marce su territori sconosciuti e tra le insidie degli indigeni che attaccavano all’improvviso e poi scomparivano. Interessanti le pagine che riguardano le visite mediche, le cure e l’assistenza sanitaria a favore di anziani, donne e bambini etiopici ammalati di malaria e di altre malattie tropicali, ed a favore dei militari della Legione feriti o infettati da pericolose malattie stando a contatto con gli indigeni. Oltre al Diario, il libro riporta alcune poesie scritte da Cesare Vergine nei momenti di pausa e di riposo dal lavoro, sotto le tende infuocate dal sole del deserto o vicino ai fuochi accesi di sera, in attesa di riprendere l’attività medica. Nel libro sono riportati anche alcuni stornelli molto divertenti, che ironizzano sulla vita del campo, su colleghi e militari del suo reparto. Alcuni stornelli sono anche nostalgici e ricordano l’adorata sposa lontana, i figli ed il paese natio circondato dalle vigne rigogliose e dagli ulivi con le chiome argentate. Non potevano poi mancare le lettere dall’Africa scritte alla cara moglie e alla famiglia con amore e con passione, e un forte desiderio di tornare a casa, fra le accoglienti ed affettuose braccia dei congiunti. Gli scritti dall’Africa Orientale del dottore Cesare Vergine mostrano un uomo di grandi principi, nei quali crede, e per i quali lotta ed è pronto a sacrificarsi; un uomo cosciente delle enormi sfide che si presentano in quei luoghi sconosciuti, e le affronta con serenità, nella certezza che i disagi non fiaccano né il fisico né il morale degli Ufficiali e della truppa che combattono valorosamente in Africa in nome dell’Italia.