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CETO, CREEPING FEATURISM; Fabbri citante; Conchiglie

Creato il 11 novembre 2014 da Chinalski

Cèto
Dal latino coetus ‘adunanza di persone’, derivato di coire ‘andare insieme, riunirsi’.
Sostantivo naschile.
1. (antico) Riunione, adunanza di persone.
Ceto universo: erano così chiamate (e continuano per tradizione a chiamarsi) le adunanze plenarie dei soci dell’Arcadia.
2. Categoria di cittadini caratterizzata da una particolare condizione sociale e civile, talvolta da peculiari credenze e comportamenti, dal tipo di disponibilità economica, più spesso dall’attività che svolge: l’ineguaglianza degli stati e ceti della civile società (Genovesi).
Ceto alto: insieme di persone appartenenti alla borghesia capitalista e industriale, degli affari e delle professioni.
Ceto basso: proletariato.
Ceto medio: vasto insieme di categorie (detto anche classe media), dai contorni sfumati, che si colloca tra il ceto alto e quello basso, la locuzione è usata talora con senso limitativo, come per rimproverare a tale ceto un attaccamento egoistico alla sua condizione di tranquillo benessere, al suo tipo di vita media, quando non mediocre.
Nella sociologia weberiana, gruppo di coloro che godono di particolari privilegi, onori e prestigio sociale, accomunati da un caratteristico stile di vita, da modelli di consumo simili, da un paritetico livello d’istruzione (è detto anche status).

Una (parola) giapponese a Roma

Creeping featurism ['kripin 'fiturizm]
Locuzione inglese, composto di creeping, derivato di to creep ‘strisciare, muoversi lentamente’, e featurism ‘caratterizzazione, caratteristica’.
Locuzione sostantivale maschile invariabile.
(informatica) Aggiunta di nuove funzionalità a un programma in modo da migliorarne la competitività senza rallentarne eccessivamente le prestazioni.

Il Fabbri citante

È un fatto disdicevole che il grande Piero Fabbri scrisse alla Parolata un contributo il 3 aprile 2009 e che la Parolata non l’abbia ancora pubblicato. Provvediamo ora a colmare tale imperdonabile lacuna.

— Mi sembra di ricordare che sulla Parolata, qualche tempo fa, si era parlato delle parole caratterizzate da etimologia mista (e artificiale) come "televisione" (con prefisso "tele" di stampo greco e radice "visione" di stampo latino). Ce ne sono un mucchio, ma in genere sono tutte di estrazione scientifica, frutto del periodo in cui gli scienziati davano nomi d’ispirazione classica alle loro scoperte (insomma, quando i fisici delle particelle chiamavano i loro oggetti "protone", "barione", "leptone", "mesone", "adrone", e non ancora "quark", "charme", "top", "beauty"… forse dovresti scrivere un articolo su questa deriva modernista).
Mi sono invece imbattuto (grazie a mio figlio, anzi forse è meglio dire grazie al professore di mio figlio) in una di queste parole a "dotta etimologia mista" che è puramente dialettale!
La cosa mi sconvolge oltremodo, forse anche più di quando scoprii che (mi si passi la volgarità) che la "ciornia" veniva direttamente dal russo, e indicava la "nera" dotazione femminile (tant’è vero che in russo non è volgare per nulla, significando solo "nero", appunto, come in occhi neri, "oci-ciorni", Ociciornia). Ma sto divagando.
La parola è la piemontese "baricule" (perdona i miei possibili errori di trascrizione piemontese), che sembra venire dalla contrazione del prefisso "bari", grecizzante come in barometro, baricentro, che sta per "pesante" e "oculi", occhi, come sempre alla latina. Insomma, "occhi pesanti", che è una splendida etimologia per una parola che, se il piemontese non m’inganna, significa "occhiali". —

Per un pugno di conchiglie

Quarto libro, secondo indizio

Poi c’è quella del pazzo che deve salire su una torre di 1000 gradini. Arriva al novecentonovantesimo gradino e dice: sono un po’ stanco, me ne torno indietro. Ma non era pazzo per amore della figlia del cortigiano, pur essendone innamorato.


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