Questa è una delle più belle illustrazioni della serie, anzi direi dell’arte di Chagall tout court. Nominalmente raffigura la nuova fiamma del re Badr Basim, la regina Lab, insieme alla propria madre in groppa a un ifrit. Ma, come abbiamo abbondantemente visto, il contenuto di queste opere va ben al di là del loro titolo nominale.
Un ifrit è una creatura intermedia della mitologia popolare araba, né angelo né demone, al livello dei jinn (Geni). Di queste creature intermedie è pieno il folklore di tutti i popoli, dai giapponesi ai celti. In Occidente a peggiorare le cose è stato il cristianesimo, che ha identificato (*) tutti i dèmoni, con l’accento sulla E, con i demòni, con l’accento sulla O, avvolgendo così il folklore in un’aura negativa e infernale, e perseguitando di conseguenza tutto ciò che appariva sospetto. Ci vorranno personaggi come l’Ariosto, Paracelso e Tommaso Campanella per ridare dignità al mondo delle civiltà “terrestri ma non umane” e della magia bianca.
La parentesi storica introduce al principale problema relativo a questa illustrazione di Chagall: ha un significato tendenzialmente positivo o negativo?
A far propendere per una risposta negativa sarebbero alcuni elementi. Anzitutto la cupa atmosfera notturna. Poi la presenza dell’ifrit, rosso sangue, poco leggiadro, che rivolge al lettore uno sguardo abbastanza ambiguo. Senza contare che le due donne sono due streghe… in entrambi i sensi della parola.
Però sembrano prevalere i dati di segno opposto. La notte di luna piena, attraversata da un essere alato, richiama da vicino la primissima illustrazione di Chagall per la Bibbia, quella che raffigura la creazione di Adamo “trasportato” da uno spirito, o dallo Spirito. La posizione della regina Lab è di nuovo la stessa della Madonna nelle icone bizantine della Natività, distesa su un grande cuscino rosso (che a volte ha la forma di una bocca, le labbra di Dio che enunciano il Verbo). L’angelo rosso infine è il simbolo positivo per eccellenza di Chagall.
Qui tuttavia non si tratta di un angelo ma di un ifrit. E le due donne in effetti sono una donna sola, bifronte, con due volti. La donna ha i pantaloni verdi, quasi a suggerire le gambe di una fatidica sirena; però la sua postura e il suo viso comunicano purezza, innocenza. Forse la chiave di lettura sta proprio nel suo essere bifronte: ancora Eva o Lilith, la Vita o la Morte.
Mettendo insieme le varie suggestioni: il primo incerto affiorare del mondo dalle tenebre, l’angelo rosso oppure l’ifrit, la Natività, il bifrontalismo… si può suggerire questo titolo per l’opera: Che cosa ha in grembo il Destino del mondo?
(*) con rarissime eccezioni, vedi Origene nell’Egitto del III secolo.
dhr