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Chagall dʼArabia. Paradiso perduto

Creato il 12 febbraio 2012 da Leragazze

Chagall dʼArabia. Paradiso perduto

Ed ecco Badr Basim, il figlio “ibrido” del potente re di Persia e della affascinante Julnar del Mare. Come da copione, Badr Basim è innamorato della bellissima principessa Jauharah, figlia del re del mare al-Samandal.

Tra parentesi: il popolo “alieno” del mare, guarda caso, ha nomi arabi e adora Allah, proprio come la controparte terrestre. Questa “coincidenza” verrà sfruttata in maniera intelligente e ironica nella prossima fiaba, Abdallah della Terra e Abdallah del Mare. Ma tempo al tempo.

Tornando a Badr Basim, il suo – sempre da copione – è un amore estremo e combattuto. Da una parte, il giovane si è pazzamente innamorato di Jauharah senza averla mai vista in vita sua, semplicemente sentendone parlare. Solo che nel frattempo è scoppiata la guerra tra i due popoli, e il re del mare ha subìto una pesante sconfitta a opera delle truppe terrestri. La figlia del re del mare, appunto Jauharah, si è data alla fuga e si è rifugiata su un’isola, sopra un albero, covando odio inestinguibile contro il nemico.

Per una serie di circostanze, Badr Basim (“non sapendo che non c’è riposo per il predestinato, e nessuno sa ciò che il Fato ha in serbo per lui”) approda sulla stessa isola. Alza lo sguardo, nota la ragazza sull’albero e immediatamente intuisce che si tratta di Jauharah. Pensando, da vero bietolone, che “senza dubbio, con la cattura di suo padre, la mia meta può ritenersi raggiunta”, comincia a corteggiarla rivelandole la propria identità.

La principessa finge di stare al gioco (“Quant’è corto di mente e di giudizio!”), poi però a tradimento gli sputa in faccia e pronuncia un incantesimo. Il malcapitato si tramuta in un uccello, magnifico ma incapace di voli prolungati, come si deduce dal fatto che non può fuggire dall’isola.

Nell’illustrazione Chagall raffigura questo momento della storia. Un’immagine ingannevole, che a prima vista riprende uno dei suoi temi pittorici più cari: l’amore per Bella, con lei che si libra in cielo e lo tiene per mano per portarlo via con sé.

A un secondo sguardo, le cose stanno in maniera diversa. Il volto di lei è cupo, quello di lui è pallido per lo spavento. E non è lui a trasformarsi in un magnifico volatile bianco, ma viene assalito da un’enorme creatura scura e attorcigliata, con la testa verde e l’occhio iniettato di sangue. La donna non sta sollevando l’uomo verso il cielo, lo sta sospingendo verso il basso.

Come accennato in un post precedente, qui Chagall approfitta della situazione per illustrare una scena che aveva tralasciato nella serie di incisioni per la Bibbia: il peccato di Adamo ed Eva. Il lato oscuro della creazione, la perdita del paradiso terrestre. Atmosfere insolite per Chagall, che ha raffigurato spesso le tragedie della Storia, ma sempre con qualche, pur lieve, spiraglio di luce e di speranza. Qui no.

Forse è la volta in cui l’artista ha dato voce con più sincerità alla propria angoscia. Il lutto familiare, le tenebre della Seconda guerra mondiale, e forse un senso di colpa personale per un amore “sostitutivo” – come per Adamo fu Lilith, la Donna Serpente, la falsa Eva, madre dei vampiri – che non era puro come quell’amore che la morte aveva troncato.

dhr



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