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Chagall: la poesia dell’amore al Chiostro del Bramante

Creato il 13 aprile 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Uno Chagall intimo e quasi privato è quello che scopriamo nella bella mostra allestita con il consueto buon gusto e professionalità al Chiostro del Bramante a Roma. L’esposizione è composta di oltre 140 opere, divise per temi, tra le quali spicca quello degli amanti, dei racconti e delle favole. Non ci troviamo di fronte alle note grandi tele policrome, ma a bellissimi quadri e incisioni che, benché di dimensioni piuttosto ridotte, rappresentano una sintesi perfetta del linguaggio del famoso artista russo. La collezione delle opere di Marc Chagall (1887-1985), proposta in mostra, proviene dall’Israel Museum di Gerusalemme e rappresenta una novità per l’Italia. Nel percorrere l’itinerario visivo ci accorgiamo, sin dai primi testi e immagini, che l’uomo e l’artista sono un tutt’uno. Chagall non sdoppia la sua realtà di creatore e di prosaico essere umano, ma vive intensamente in ogni attimo emozioni artistiche e progetti di vita. Vive di amore per la natura, per gli animali, per il paesaggio e soprattutto per sua moglie che è la sua prima musa. Un mondo di teneri amanti, ma anche di asini, capre, violinisti, angeli. Un luogo reale e nel contempo onirico dove soprattutto i colori, ma anche il disegno e l’incisione, narrano di paradossi, di sogni di mondi yiddish e favole per bambini.

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L’amore per la moglie Belle Rosenfeld informa tutta la sua vita e lo rende un uomo essenzialmente felice. Questa felicità dell’essere, trasformata in ispirazione, viene a contrastare la famosa teoria del tormento e l’estasi, o del pittore maledetto, tanto di moda nel secolo passato. Chagall è inoltre la prova della capacità lirica della deformazione coerente delle forme; della vittoria del linguaggio primitivo ma concettualmente ed esteticamente compiuto. Le forme che crea, spesso volutamente e intellettualmente imperfette e trans naturali, rappresentano un andare oltre che basta a se stesso, rivelano una ricchezza espressionista di grande potenza che giunge a una totale risoluzione della figura o dell’oggetto creato. Ogni immagine diventa un ente autonomo e non ha più bisogno del riferimento del “vero” per esistere; questa la chiave di volta del suo linguaggio, così emotivamente coinvolgente, chiave che appartiene anche a molti grandi autori astratti o espressionisti che affondano le loro radici nel figurativo, ma che risolvono l’opera nel suo superamento. In questo senso la differenza con Matisse è molto grande.

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Anche la tecnica espressiva di Chagall appare particolare. Essa è basata su un disegno potente e tormentato, dove la linea non è monodica ma formata da una trama di linee. Le soluzioni definitive portano a un linguaggio potente e icastico, al punto che una piccola creazione ha la stessa potenza dirompente di un’opera di grandi misure. Anche l’espressione scritta e poetica è per Chagall una necessità di vita e, anche in questo caso, i suoi mondi si sovrappongono. Poesia e pittura, di pari passo, come in un pas a deux, riflettono un mondo altro che è patrimonio del cuore e che, proprio per questo, stabilisce un feeling diretto con lo spettatore, con il quale entra immediatamente in una sentimentale e lieta relazione. L’incontro con Chagall cambia un po’ la vita. Il trasmigrare dei suoi valori positivi nei cuori sensibili provoca una suggestiva osmosi che travalica tempo e spazio. Una mostra che fa bene al cuore. L’esposizione, curata da Ronit Sorek, è prodotta e organizzata da Dart – Chiostro del Bramante e Arthemisia Group. Fino al 26 luglio 2015.

Alessandra Cesselon


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