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Cammini per le strade, tra negozi di souvenir e caffè all'aperto e potresti essere ovunque. Poi alzi la testa, e lui ti riempie gli occhi e ti ferma il respiro. Allunghi una mano, e ti sembra di toccarlo. La magia di Chamonix per me è tutta qui, nel Glacier des Bossons che, dai 4800 metri del Bianco, scivola giù fino a 1500, un canto di sirena a cui è difficile resistere, soprattutto quando l’arancione del tramonto trascolora nel rosa.
Ma si fa presto a dire ghiacciaio. Nel 1850 la superficie ghiacciata del Monte Bianco era pari a 230 kmq contro i 160 di oggi. Dal 1993 il Mer de Glace si è accorciato di 500 metri e, se servono cento anni per consolidare un metro di ghiaccio, oggi ne perdiamo uno ogni trenta circa. Da quest'area deriva circa il 50% dell'acqua delle Alpi e la capitale dell'alpinismo si trova da una parte a dover tutelare un ecosistema estremamente delicato, dall'altra a fare i conti con oltre due milioni e mezzo di turisti e un traffico di 80 mila veicoli l'anno.
Tutti ricordano il tragico incidente che il 24 marzo del 1999 costò la vita a trentanove persone nel tunnel del bianco. Non tutti conoscono però la quasi rivoluzione che successe dopo, e che racconta molto bene Paolo Rumiz ne "La leggenda dei Monti Naviganti", un libro che tutti gli appassionati di montagna dovrebbero divorare. In un momento e in un territorio dove le istanze conservatrici sembravano avere la meglio, le valli di Chamonix regalarono ai verdi il 23% dei loro voti cercando legami con le associazioni ambientaliste e gridando ad alta voce il loro no contro chi, a Parigi, voleva ripristinare il prima possibile il traffico pesante lungo il traforo. Che cosa era successo? Alcune cose molto semplici: le persone potevano dormire senza i tappi nelle orecchie. Potevano stendere la biancheria all’aperto senza preoccuparsi di ritirarla annerita. Potevano ascoltare il rumore dei torrenti o sentire il profumo delle piante. Per un po’ parve che nessuno fosse disposto a rinunciare a tutto questo. Poi, come spesso accade, il fronte comune da qualche parte si spezzò e, anche se in maniera diversa, il traffico ricominciò a fluire. Oggi la valle cerca quanto meno di incentivare la mobilità dolce e ha reso gratuiti i trasporti pubblici del territorio tutto l’anno per residenti e turisti, con risultati non trascurabili se si pensa che il trasporto pubblico porta circa 25.000 persone al giorno.
Un’esperienza magica ci aspetta qui: salire (con la funivia) ai 3872m dell’Aguille du Midi. Le parole sono sempre inadeguate davanti a certi spettacoli della natura. L’Aguille du Midi è uno sguardo privilegiato sulla natura selvaggia, il punto di unione o di separazione tra ciò che è là fuori e uno scampolo di civiltà, un volo d’angelo in territori che parlano ai nostri sogni. Simonetta Radice
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