In Champagne tutto ruota intorna alla magia di questa magica bevanda. Le prime volte che mi recavo in questa regione mi sorprendeva l’attaccamento delle persone al nome dello Champagne. Tutti sono interessati a preservare il nome, anche perchè l’economia locale vive di questa appellation: da chi lavora direttamente nelle maison champenoises, a chi coltiva levigne passando per il settore terziario dai tassisti ai ristoratori e gli hotel. Tutti sfruttano la risonanza del nome, e tutti sono coesi a difenderlo. Ricordiamo la battaglia che ha portato alla eliminazione del “metodo champenois”, oppure quando hanno fatto cambiare nome ad un importante profumo di Dior solo perchè si chiamava ” champagne“. Ebbene ora gli aguerriti champenois hanno preso di mira il Beaujolais e precisamente l’AOC Fleurie.
In questa “cru” del Beaujolais esiste un piccolo appezzamento di vigneto , una piccola sottozona, che si chiama champagne. Ebbene i produttori della zona lo scrivono in etichetta e questo non è andato giù agli champagnisti che non vogliono mischiare il loro nobile nome con quello più popolare dei vini a base di Gamay. Ricordiamo anche che il vigneto dello Champagne dovrebbe entrare a pieno merito nel palmares dell’Unesco, come successe per i vigneti del Saint Emilion nel 1999. Non so se sia esagerato oppure no ma sta di fatto che lo Champagne protegge completamente il proprio nome e non esita ad attaccare qualsiasi persona oppure ente che utilizza il loro nome. Alla fine sono riusciti a creare un indotto importante che funziona anche grazie alla loro severità. Tutte le volte che sono andato in Champagne io ho sempre visto tantissimi turisti sia che fosse in estate o che fosse in autunno/inverno. Forse alla fine hanno proprio ragione loro!!!
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