Riprendiamo la seconda parte dell’intervista con uno dei miti della Borgogna: Charles Rousseau del Domaine Armand Rousseau. Uno che ci racconta 70 anni di viticultura in uno dei paradisi enologici mondiali, la Borgogna; spesso dice : ” sono nato a Gevrey e conosco i vini della Cote de Nuits…..”. Spirito bourguignonne e di attaccamento alla sua terra con un amore incredibile per i vini nello stile più classico.
I fertilizzanti, i diserbanti,i prodotti chimici…..
Abbiamo avuto alcuni problemi con i fertilizzanti a base di potassio anche quando l’utilizzo era incoraggiato negli 50-60′, da un direttore dell’INAO che diceva: “la vita è potassio”. Dopo qualche anno ci siamo resi conto che i vini perdevano in acidità, anche se si utilizzavano i ferilizzanti insieme ai diserbanti per fare risalire le radici e dunque facilitare l’assorbimento di quest’ultime del potassio. senza acidità i vini perdono il loro equilibrio, diventano più fragili, non “tengono” nel tempo e possono anche ” piquer” ( pizzicare) se i vini sono conservati ad una temperatura troppo elevata.
Avete fermato l’utilizzo di fertilizzanti?
Certamente, ma il potassio era penetrato nel suolo ed ha continuato per molto tempo a fare danni. Abbiamo dovuto aspettare gli anni 80′ affinchè i nostri vini ritrovassero i loro equilibri naturali.
Oggi assistiamo ad un ritorno importante verso la viticultura biologica. Vi ispira questo metodo?
E’ il Futuro!!!! Anzi non si dovrebbe dire ”bio” ma piuttosto ” come prima” quando si aveva solamente il rame e lo zolfo per trattare le vigne.
Cosa pensate della selezione clonale?
Sono favorevole e noi abbiamo partecipato ai primi esperimenti. I primi cloni selezionati 30 anni fa erano troppo produttivi, ma oggi abbiamo trovato dei cloni di qualità che utilizziamo nei nostri vigneti.
Parlate di qualità dell’uva. E’ un elemento importante per produrre un grande vino di Borgogna?
Certamente, è la qualità della polpa che fa la qulità del vino. Il terroir è importante ma è la polpa che fa tutto. Con grosse polpe si avrà dell’acqua, anche nelle grand cru.
Con tutte queste innovazioni tecniche nel corso degli ultimi 60 anni, quali sono le novità che hanno veramente contribuito alla qualità?
La selezione clonale ne abbiamo già parlato.le vasche in acciaio grazie alle quali l’uva fermenta in ambiente pulito; l’inox ha un altro vantaggio, permette al calore di scendere più rapidamente( in termini di T), mentre il legno lo immagazzina. La temperatura si controlla più facilmente nelle vasche anche grazie ad un’altra novità molto importante: il controllo della temperatura.
I grandi vini di oggi sono migliori di quelli di ieri?
Rispetto a quelli degli anni 50-60′ sì, ma rispetto a quelli precedenti penso di no. Oggi la produzione è molto più importante che rispetto a prima della guerra. Ancora una volta, nel passato c’erano alcune annate straordinarie e molte “perse” o sbagliate mentre oggi abbiamo molto più regolarità.
Con i mezzi finanziari e tecnici odierni la Borgogna vivrà nuovamente un’epoca d’oro?
E’ già entrata nell’epoca d’oro. Come si può oggi non guadagnare soldi, quando si è vigneron, in una grande appellation? Ma durerà? Lo spero, ma cosa succederà se il clima diventa più caldo ancora? Il Pinot Noir troverà sempre il suo posto nel vigneto Borgogna? Senza il Pinot Noir la Borgogna non è più la Borgogna.
A cosa vi fanno pensare le misure prese dal governo francese contro la consumazione del vino?
Niente!! In Francia come per l’esportazione si potrebbe vendere di più, molto di più di quello che oggi noi produciamo mentre penso che i veri amatori di questi vini se ne fregano.
Il Domaine Rousseau fa parte oggi delle aziende le più conosciute delle Borgogna. Siete felici oppure angosciati dal fattore che il vino prenda una tale importanza?
Quello che mi angoscia è dire no a tutta la gente che ci telefona!!! La gente che ama i vini sono appassionati simpatici, dei “bons vivent” ed è dura rifiutare di vendere i vini semplicemente perchè non abbiamo più niente in cantina.
Il Domaine è sempre fedele allo spirito classico dei grandi vini rossi da invecchiamento, allora che molti vignerons hanno avuto successo, negli anni 90′, vinificando vini più moderni, colorati, concentrati?
Sono stato tra i primi ad oppormi a questa moda. Questi vini ” moderni” sono colorati e sopratutto pesanti; vi bagnate le labbra nel bicchiere, ne bevete una sorsata e non avete più voglia di continuare. E poi la Borgogna non è questo tipo di vino, è l’eleganza, la finezza.
Dopo quanto tempo consigliate di bere i vostri vini?
Ce ne vogliono per tutti i gusti, i nostri clienti non accettano il consiglio di berli dopo almeno 20 anni di invecchiamento. Diciamo che per un Gevrey Chambertin, il vino lo si può assaggiare tra i 2 ed i 6 anni, mentre per un Grand Cru mai prima dei 10 anni.
Che cosa è per voi, un grande vino di Borgogna?
Per primo ci vuole la materia e non parlo del grado alcolico!!! L’acidità è ugualmente molto importante; i vini molli, piatti non possono durare nel tempo. Infine la finezza; la finezza è il Pinot Noir.
Il Domaine ha vigne solamente a Gevrey Chambertin e nella Grand Cru Clos de la Roche. C’è un altro villaggio delle Borgogna che vi fa sognare?
No, noi abbiamo deciso di restare a Gevrey. Sono di Gevrey, sono nato là,conosco i vini e se potessi ancora comprare delle vigne comprerei del Chambertin.
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