Charles Spencer Chaplin, per gli amici Charlie Chaplin, per gli amici del cuore Charlot, Doroty per la sua ultima compagna, nacque a Londra nel 1889 povero ma già con i baffi.
Famoso donnaiolo, leggenda vuole che abbia avuto più di tremila compagne (siamo ai livelli di Rocco Siffredi per intenderci) ma pare che nessuna abbia raggiunto l’orgasmo. Venne scoperto dalla Keystone grazie al personaggio dell’ubriacone pervertito che offriva amaro Montenegro alle bambine dicendo loro che era chinotto, ma il successo arrivò grazie al personaggio di Charlot, che di sicuro conoscete già quindi non mi prenderò la briga di parlarvene. Dopo 35 film con la Keystone il comico passa alla Mutual alzando il suo chatet e diventando anche un po’ stronzo. Non contento dei ruoli che gli affidavano fondò con alcuni esimi colleghi la United Artist Corporation. “I pazzi hanno preso possesso del manicomio” strillavano gli strilloni nei dei vicoli di Napoli, ma Charlie sene fregava altamente e continuò la sua opera finché nel 1980 la società chiuse i battenti per colpa di un film-flop di Michael Cimino. Questo disastro causò un collasso polmonare a Charlie Chaplin che però era già morto da tre anni.
Per la cronaca: la UAC riaprì i battenti molti anni dopo grazie a Tom Cruise e Paula Wagner che ripresero le redini della società, ma questa è roba moderna e qui stavamo parlando di bianco e nero, cartelloni e gente che scivola sulle banane, quindi magari ne riparliamo più tardi.
Ma ritorniamo a Chaplin. Celebre il dialogo de “Il vagabondo” dove la bellissima bionda di turno chiede al povero Charlot: “Mi daresti un po’ del tuo cibo?” e l’attore, avvicinando alla bocca un tozzo di pane dice: “Tieni pure, non avevo il ripieno e ci ho cagato dentro” seguito dal sorriso solare dell’attrice che prendendo il pane tra le mani esclama: “Ma è bagnato!” e di risposta: “Ho aiutato il mio cane a fare pipì”.
Spesse volte i finali dei suoi film erano sempre uguali: lui con la co-protagionista che si allontana dalla scena di spalle, camminando verso l’infinito, come a dire ora mene vado, ciao. Ma poi faceva un altro film e riandava via sempre come a dire. Hey, sto andando via davvero stavolta, forse è l’ultimo film, fate venire gente al cinema che me ne sto andando. Ma poi dopo qualche mese usciva un altro film. Il pubblico allora capì il giochetto e Chaplin prese a scrivere storie impegnate.
Con l’avvento del sonoro, il comico venne costretto dai suoi soci a fare film parlati. Lui era fortemente contrario ma poi accettò e venne fuori “Tempi moderni” dove ci stavano suoni strani che la gente rideva. Celebre la scena in sala mensa dove gli operai della fabbrica mangiano i fagioli scaduti. Quante risate grazie al sonoro.
Prima di girare una scena, Chaplin era solito offrire del vino con bufotenina alle sue attrici
Altro capolavoro indiscusso di Chaplin fu “Il grande dittatore” dove interpreta il ruolo di un dittatore molto alto e di un barbiere ebreo perseguitato dalle deportazioni naziste e dal fatto che i prigionieri venivano rasati a zero. Rimasto senza lavoro, il barbiere fa concorso nel Terzo Reich dove viene accettato anche grazie alla sua somiglianza con il Fuhrer. Lentamente inizia la carriera militare fino ad arrivare a sostituire il vero dittatore gravemente ammalatosi dopo aver avuto un rapporto di amore/odio con una macchina da scrivere.
Nel frattempo Chaplin dovette andare in esilio forzato perché negli Stati Uniti lo ritenevano un filino-comunista e di conseguenza non era visto di buon occhio. E andò a vivere in Svizzera tra orologi, montagne di cioccolato ed altri luoghi comuni della Svizzera.
In Europa fece altri filmetti ma che ebbero scarso successo. Nell’ultimo ci mise dentro pure Sophia Loren e Marlon Brando. Ma niente. Era un uomo finito, soprafatto dall’alcool e dallo strip tease. Ritornò negli Stati Uniti solo nel 1972 per ricevere un Oscar alla carriera che avanzava in cantina. In quella occasione fu protagonista di una delle ovazioni più grandi dell’Academy Awards. Addirittura un paio di persone si alzarono anche in piedi per sgranchirsi le ginocchia e grattarsi il culo.