***Quest’articolo è dedicato alla mia amica Poggy***
Il mistero aleggia già a partire dal titolo. Ne esistono due varianti, entrambe contemplate da zio gugle: Charlie Countryman e The Necessary Death of Charlie Countryman.
Quindi, per dirottare biecamente le ricerche degli internauti, le metto entrambe.
È anche stato diffuso come romantic comedy action film. Un pastrocchio.
No, ok, tentiamo di essere seri come quando parlo d’orrore e altre cose che mi piacciono molto.
Tentiamo…
C’è Shia LaBeouf. Con questa faccia, più o meno per tutto il film.
Ok, è impossibile.
Voglio dire, guardo un suo film, e penso che mi guarderò pure Nimphomaniac, così, per capire dove arriva il declino della civilizzazione occidentale spacciata per somma arte, e credo che avrò sempre davanti agli occhi il ragazzetto dei Transformers che sbava fili di colla dietro Megan Fox. Che però orgasmerà, il che mi destabilizzerà, un po’ come quando realizzi che i tuoi non ti hanno fatto ordinandoti alla Cicogna Incorporated.
Un ruolo, un destino.
Ecco perché certi grandi registi consigliano di sceglierseli con molta attenzione, i ruoli. C’è il rischio che il mondo ti ricordi solo per una scena.
Ora, commedia romantica. Ragazzo… ma in teoria Shia è un ventordicenne, americano, che ha appena perso la madre, morta dopo lunga malattia.
Shia in questo film ha questa caratteristica, ha le visioni della mamma morta. Cioè, la mamma sta morendo o forse è morta nella stanza d’ospedale, e lui in corridoio la vede comparire e la scongiura di cancellare dalla sua mente il brutto ricordo di lei malata, come ultimo ricordo, e di inserirgliene uno più bello, quando da bambini se ne stavano sul molo a fare non so cosa. Ma c’era il sole al tramonto, quindi è una roba bella.
La madre però, non si limita a impiantargli il ricordo bello, ma gli dice che lui deve recarsi a Bucarest. Così, senza un perché.
Quindi Shia prende l’aereo e va a Bucarest.
Sul sedile accanto al suo, nel boeing, c’è un rumeno di mezza età, che gli dorme sul braccio. Lui lo sveglia e i due iniziano a conversare, perché il rumeno parla inglese meglio di lui.
Fanno amicizia, perché il rumeno è simpatico.
Durante il viaggio, il rumeno si addormenta di nuovo sul braccio di Shia, stavolta in via definitiva. Un braccio per sempre, come si dice.
Al che, Shia ha un’altra visione. Il rumeno morto gli dice, in inglese, che deve portare alla figlia Gabi (Evan Rachel Wood), a Bucarest, un buffo cappello, aggiungendoci pure una supercazzola in rumeno, che Shia non sarà mai in grado di ripetere. È un messaggio per la figlia.
Shia arriva a Bucarest, dove tutti parlano inglese. TUTTI. I poliziotti, gli altri passeggeri, i tassisti. Tutti. Parla inglese pure Gabi, che ovviamente è in aeroporto per accogliere la salma del padre.
Ma succede un fatto strano. Siccome siamo in Romania, l’autista dell’ambulanza che trasporta il corpo del padre all’obitorio si fa un cannone, e quindi inizia a guidare come un pazzo. Shia e Gabi (no, non vi spiego come sono finiti in auto insieme) partono all’inseguimento. Guida Shia.
L’ambulanza ha un incidente. Le porte posteriori si aprono e il body bag col papà di Gabi all’interno spicca un volo e ricade, sfracellandosi a terra. Lei è sconvolta, facile preda del figo americano che, da quando l’ha conosciuto, ovvero mezz’ora prima, le ha distrutto la vita. Fa la violocellista.
Però l’amore è amore. E allora, Gabi cede al corteggiamento da stalker di Shia.
Ma c’è un problema, che siamo in Romania. E quindi Gabi è di sicuro sposata con un mafioso/delinquente/assassino/trafficante di droga/pluriomicida. Ovvero Mads Mikkelsen.
Quindi la situazione va a schifio in un nanosecondo. Perché oltre a essere mafioso/delinquente/assassino/trafficante di droga/pluriomicida e avere il nome che, tradotto alla lettera nella nostra lingua suona come qualcosa tipo: pazzi, Mads è pure geloso assai.
A questa miscela ci aggiungiamo pure Ron di Harry Potter, che si cala ben CINQUE pillole blu, di quelle per prestazioni sessuali potenti (non scrivo il nome sennò gugle s’incazza).
Ed ecco, avete una idea di ciò che è Charlie Countryman.
Se, per qualche secondo, gli eventi narrati vi sono sembrati drammatici, sappiate che lo sono. O almeno i figuri dietro a questo film ce li spacciano come tali, anche se davvero, è difficile non ribaltarsi dalla sedia quando occorre il volo del cadavere, nonostante i fiumi di lacrime di Gabi. Ovvero, non è un film comico, è una commedia, il che significa che ha contenuti agrodolci. La netta sproporzione per il romanticismo e l’azione e il lato drammatico è però disturbante. E l’unica sfumatura comica, e becera, è Ron che si fa di Viag… Ci siamo capiti.
E ora, torno un attimo serio, e faccio una micro analisi:
l’idea che Shia LaBeouf possa anche solo per un miliardesimo di secondo tenere testa e fottere uno come Mikkelsen richiede il più grande sforzo per sospendere l’incredulità che abbiate mai fatto.
Così come credere che Gabi sia davvero innamorata di Shia, nonostante continui, con quest’ultimo, a magnificare Mads in tutto e per tutto, in stile Fantozzi-Silvani in luna di miele a Capri: “Sai, Mads era quello che era, ma aveva un fisico che… acciaio!”.
Ecco, così. E in effetti fa ridere.
E infine, prima di svelarvi la chicca che vi ucciderà dalle risate, una riflessione sull’amore. Che qui è inteso come colpo di fulmine/sono il tuo delfino… pardon, il tuo destino.
Io voglio sapere, ma chi ci crede all’amore scritto così?
Ma è rimasto davvero qualcuno che crede a una roba così? Sinceramente. Sono curioso.
La chicca promessa, e con questa chiudo, è la seguente: Shia, come abbiamo detto, ha le visioni. Vede la gente morta (cit.).
Allora, mentre a più riprese viene mazzuolato da Mads, che giunge a frantumargli le mucose e lo fa cadere per terra come Gesù Cristo, il sangue a ettolitri (cit.), Shia rivede la mamma (poi ‘sto fatto delle allucinazioni può voler dire tre cose: che Shia è un medium, che è schizofrenico, che ha un tumore al cervello; ma su questo, la regia non si esprime)… Shia rivede la mamma, e questa, candidamente, gli confida: “Sai, ho detto Bucarest, ma in realtà volevo dire Budapest. Le confondo sempre”.
Grazie, mamma.