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Charlie Hebdo e la laicità, dizionario al contrario
Creato il 10 gennaio 2015 da Bernardrieux @pierrebarilli1Nella foga di queste ore, in cui ci siamo drammaticamente ricordati quanto è importante la libertà di parola e perciò quanto sono importanti le parole, corriamo il rischio di impiegarle d'istinto - in particolare alcune - senza fare attenzione a cosa ciascuna di esse possa implicare.
Questo è un piccolo dizionario al contrario per non usare a sproposito cinque parole che oggi leggiamo ovunque.
Islamofobia
Charlie Hebdo non è una rivista "islamofoba", per la semplice ragione che è ridicolo accusare chi fa satira di farlo per una "persistente e irrazionale paura" dell'Islam, o chi fa una vignetta sul papa di farlo perché cristianofobico. Charlie Hebdo è parte di una grande tradizione: quella libertaria, sboccata e anticlericale che ha sempre fatto ironia sui dogmi e sui conservatorismi endemici alle religioni. Qualunque persona laica dovrebbe difendere il diritto di ridere di - come di commentare e criticare - ideologie e sistemi di pensiero di ogni tipo: siano essi secolari o religiosi. Prendere in giro le idee che altre persone sottoscrivono è quello che facciamo tutti i giorni, con chi vota un partito diverso dal nostro o professa dottrine che non condividiamo, è la radice stessa della satira. Ed è completamente diverso dal prendere in giro una persona per una caratteristica innata, come il colore della pelle o l'etnia: nei fatti, è l'opposto del razzismo.
Occidentale
L'uso della parola "occidentale", particolarmente nella sua forma aggettivale e associata ad altre parole come "libertà", "diritti", "civiltà" o "idee" è propria di un tribalismo che soprattutto chi si richiama a quei valori che definisce occidentali dovrebbe rifuggire. Avere un'idea cosmopolita e non settaria del mondo significa riconoscere che un certo insieme di pensieri non è proprietà, né autorità, di una parte sull'altra, rifiutare qualunque "noi" e "loro".
Non esistono libertà occidentali, o diritti occidentali, come non esiste un'algebra "orientale" o un'astronomia "orientale", ma semplicemente un'algebra e un'astronomia, patrimonio dell'umanità, indipendentemente dal fatto che molte di quelle idee sono maturate prima in Oriente. Dire che principî che si definiscono inviolabili - e che l'intera umanità ha maturato molto lentamente, come l'intangibilità della persona o la libertà di parola e di stampa - sono occidentali è un modo per toglier loro valore, non per darglielo.
Estremismo
Il responsabile non è "l'estremismo" in generale o "tutti gli estremismi". Il problema non è mai "l'estremismo" di per sé, concetto privo di significato e rischioso: così facendo si rischia di zittire le opinioni di chi la pensa diversamente dalla maggioranza; del resto, molte delle idee che oggi ci sembrano ovvie un tempo erano definite estremiste. Tutti noi siamo "estremisti" nell'essere contro la schiavitù, o nel pensare che uomini e donne abbiano gli stessi diritti. Se pensiamo che tutti gli esseri umani, di qualunque colore di pelle, debbano avere la stessa dignità non vogliamo essere richiamati alla moderazione: anzi, rivendichiamo il nostro estremismo. Il problema sono i pensieri che uno estremizza. Il problema, ad esempio, non è essere persuasi "un po' troppo" della nozione di Guerra Santa, il problema è trovarla persuasiva e basta.
Immigrazione
Parlare di immigrazione all'indomani di una strage non è soltanto cinico, è pure insensato. Se anche non si facessero considerazioni umanitarie - ed è giusto e necessario farle - l'idea che la soluzione a qualsiasi problema sia chiuderlo fuori di casa è egoista e inefficace. Tanto più che, come detto sopra, il problema non è etnico, è ideologico: il problema non sono "gli arabi", ma Adam Yahiye Gadahn o John Walker Lindh(fra i tanti) che sono nati e cresciuti ben al di qua dei confini che si vorrebbero chiudere. Del resto, avere veramente a cuore le vittime del terrorismo islamico significa ricordarsi che quelle stesse vittime sono, in larghissima maggioranza, musulmani: cacciare (o non accogliere) delle persone non risolve nulla, anzi le espone ancora di più. Allo stesso modo, voler cacciare i nemici di Charlie Hebdo non è certo un modo per difenderne la libertà di critica, è anzi precisamente il contrario: a questo proposito è utile dare un'occhiata a una delle tante vignette di Charlie Hebdo su Marine Le Pen, per cui la leader dell'estrema destra francese si era molto arrabbiata.
Rispetto
Questo concetto lo esprime in maniera perfetta Salman Rushdie: «uno dei più melliflui elementi del linguaggio che si è sviluppato per giustificare questo tipo di comportamenti è una sorta di reinvenzione della parola "rispetto". Quando ero giovane, rispetto voleva dire prendere le persone sul serio, non voleva dire non esserci mai in disaccordo. Rispettare qualcuno è dire "va bene, valuterò con cura quello che stai dicendo, e se non sono d'accordo proporrò un controargomento all'altezza". L'idea che sarebbe irrispettoso nei confronti di qualcuno dissentire in qualche modo dal suo sistema di pensiero è un'idea nuova, è un nuovo significato della parola "rispetto", che - io credo - non ha nulla a che fare con il rispetto». (limes)
Per approfondire: La Francia, Charlie Hebdo e la laicità
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