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Partiamo proprio dal concetto di offensivo. In linea generale non è detto sia semplice definire il punto in cui si situa il confine tra "rispetto" e "offesa", sebbene nel caso dell'Islam questo sia invero abbastanza chiaro, per lo meno circa il divieto delle rappresentazione delle icone sacre. Ma a questo la religione non interessa, perché la religione decide. È infatti prerogativa della religione assolvere la funzione morale nella comunità e dunque ergersi nel contempo a Legge e Giudice e nel fare questo la religione, nella sua divina presunzione di possedere la Verità, non si pone mai il problema di discriminare i destinatari del suo messaggio, chi crede e chi no. Dunque succede che la religione cerchi di imporre sempre e comunque il rispetto della sua propria morale ovunque a chiunque. Ma se per chi crede e si identifica con quei principi morali ciò è legittimo, anzi "naturale", perché dovrebbe esserlo per chi crede, ma non si identifica appieno coi principi morali, oppure per l'infedele che non crede affatto o crede ad altro?
Ma il peccato, ovvero la trasgressione del principio morale, non dovrebbe essere qualcosa che mette esclusivamente le azioni del singolo a confronto con i suoi propri principi morali (quelli in cui crede)? Dove sta il diritto dell'ortodosso di ergersi a giudice delle azioni altrui? Non dovrebbero forse le azioni impure dell'infedele costituire di per se stesse già una condanna all'inferno senza il bisogno di ulteriori scomuniche o efferate giustizie sommarie? Eppure, armi a parte, non è forse questo lo stesso modo di porsi che la Chiesa Cattolica ha nei confronti degli omosessuali, dei divorziati, di chi vuole abortire o di chi desidera procreare con la fecondazione eterologa? Non è forse lo stesso principio dell'imposizione indiscriminata di una morale, nonostante quella supposta trasgressione non tolga alcunché a chi cerca di imporla?
Lo so, direte voi, ma quelli se ne vanno in giro ad ammazzare la gente, i preti no (anche se ci sono state delle vignette non proprio leggere come questa quassù, sui preti pedofili)! Ebbene, se una volta si diceva che ne ferisce più la penna della spada, questo è senza dubbio un elemento a merito di chi scrive e disegna, e in questo modo combatte per la libertà, ma è anche un modo per dire che nella sua depravata attitudine di ergersi a giudice e a guida morale anche nei confronti di tutti, per sua natura la religione impartisce sofferenze indicibili, capaci di straziare delle vite, con proiettili e parole.
Il marziano è tornato.
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