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La barriera delle Alpi, separa o congiunge, a seconda da che parte la si guardi, due mondi simili e vicini, che sono stati nella storia, di volta in volta, amici, parenti o nemici feroci. Di qui ecco il Bertola a rafforzare e innalzare forti e linee difensive, barriere invalicabili che, come in tutti i luoghi e tutti i tempi non sono serviti a nulla (forse anche allora bisognava fare decollare l’economia con le grandi opere), dall’altra, ecco il Vauban e innalzar piazzaforti, bastioni e cittadelle invincibili per parare il colpo. Così oggi per la gioia di tutti, si può saltabeccare da una parte all’altra della frontiera e godere di queste opere superbe, della loro architettura pensata e potente e compiacersi delle vedute che le opere stesse, per loro natura posizionate in luoghi splendidi, sono offerte al nostro piacere di uomini del nuovo millennio, non più adusi all’attenzione del nemico confinante, da contenere coi cannoni, bastando invece oggi massacrarlo in borsa con l’assalto allo spread. Lasciata dunque la parte italiana della barricata, oggi venite al mio seguito, là dove il Delfinato ha dato prova di saper lavorare quanto meno alla pari. Superata la deliziosa piazzaforte di Briançon di cui vi ho già parlato, si sale verso i contrafforti del Col dell’Isoard, dalle nobili memorie sportive che il Tour rinnova ad ogni passaggio, oppure dall’altra più via più facile ma altrettanto bella, prendendo verso Gap, e attraverso splendide viste, sarete precipitati dopo pochi chilometri in una valle stretta, un cañon oscuro con le pareti che quasi in alto si toccano. Ma non appena la visuale si allarga leggermente ecco levarsi in mezzo alla valle, uno sperone acuto che quasi sbarra la strada al torrente che a fatica si è scavata la strada tra la roccia. In cima al ronchione, evidenziato dai labari colorati che sventolano dall’alto della torre, ben mimetizzato e quasi tutt’uno con il grigio della pietra, intravedi la sagoma netta di Château Queyras. Castello medioevale del XV secolo, elevato qui e rafforzato durante le guerre di religione, che sfrutta la sua posizione chiave a guardia della valle. Successivamente sempre grazie alle condizioni del sito, il Vauban sceglie di rafforzarlo con una ulteriore cinta poderosa che ne raddoppia l’estensione, con il ruolo di formare una prima barriera di rallentamento a difesa del briançonnese. Fortezza raccolta e contorta, subito ti addentri attraverso i ponti levatoi, superando i fossati su camminatoi stretti, tra scarpe e controscarpe, scalinate ripide, sotto i muraglioni dalle sottili feritoie sulla valle, polveriere e casematte; ti muovi nei piccoli cortili circondati dagli alti muri, penetrando via via sempre più all’interno dei segreti della costruzione. Come sempre i francesi valorizzano assai bene quello che hanno; la visita è dunque ben congeniata tra materiali antichi esposti nelle varie stanze del castello, alternate a ricostruzioni delle situazione dell’epoca o ad esposizioni di splendide fotografie della zona. Quando stanco discendi dalla ripidissima discesa (oh quanto ha saputo di sale il risalir l’erta all’arrivo!) per raggiungere il parcheggio sul torrente, converrà fermarsi per un breve ristoro nel localino del paesello, dove con una decina di Euro, potrai gustare una classica Tartiflette al Reblochon o qualche altrettanto tipico tourton briançonnese ai formaggi o alle prugne, quantomeno per riprendere le forze. Se mai al ritorno puoi fermarti prima del confine a fare il pieno di benzina e dal farmacista ad acquistare tutti quei generici che chissà perché in Francia costano circa un terzo che da noi e senza che i farmacisti abbiano minacciato lo sciopero.Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Gran bollito.
Polli ruspanti.Verde acquamarina.
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