Una piacevole conversazione assieme ad Elvira Seminara, scrittrice e designer di gioielli e accessori.
Tra una domanda e l’altra, scopro che crea oggetti da quando era bambina e mi confessa la sua ultima passione: creare gioielli con “le cose trovate per terra” durante i suoi viaggi; perché per Elvira ogni cosa va reinterpretata, ha diritto a una second life e deve spingerci a pensare.
- Lei è redattrice presso La Sicilia, docente di storia e tecniche giornalistiche ed è anche una scrittrice. Quando e perché ha iniziato a creare borse e gioielli?
Ehm, devo rettificare ! Non sono più redattrice a La Sicilia e non insegno più in Facoltà appunto per fare la romanziera a tempo pieno. O quasi. Nel tempo ritrovato creo i miei oggetti scombussolati.
- Osservare le sue borsette, le sue spille e i suoi gioielli fa venir voglia di tornare bambini. Come mai ha scelto di reinterpretare e riciclare oggetti-simbolo dell’infanzia?
Più che l’infanzia, mi preme il senso del gioco.
Recupero lo sguardo prensile e sovversivo dei bambini quando smontano e riassemblano le cose in modo alogico e bizzarro. Mi interessa, più che l’infanzia, ogni categoria della vita occupata da oggetti di uso banale e quotidiano. Mi appassionano i piccoli oggetti umili, quelli che non hanno mai ambito alla bellezza, e buttiamo via senza rimpianti . Mi piace spostarli da un ambito all’altro, risignificarli. Riconvertirli dalla funzione alla finzione. Prendi un vecchio cucchiaino, lo giri sul polso e lo dipingi. E’ un bracciale, ha una second life, è felice come non lo è mai stato.- Personalmente, osservando i suoi lavori, sembra che lei crei borse e collane da sempre. Ho percepito molta passione. Credo sia la stessa che lei mette quando scrive un libro o un articolo. Mi sbaglio?
Sì, reinvento da quand’ero piccola e usavo rami, sassi o mollette. Amo gli scarti, i frammenti delle cose rotte. Mi definisco una cantascorie. Lo faccio pure nei testi, reinventando parole vecchie o abbandonate. Trasformando i sedimenti in sentimenti.
- Ipotizziamo che lei non abbia mai realizzato una borsa o un gioiello, utilizzando i materiali di riciclo da lei fino ad oggi adoperati. Se dovesse creare, per la prima volta, degli oggetti con materiale da riciclo, su quale caratteristica si soffermerebbe di più?
- A Catania e più in generale in Sicilia, non siamo molto attenti a differenziare la spazzatura e abbiamo anche problemi logistici nel disfarci dell’immondizia. Cercare di sensibilizzare la popolazione attraverso l’arte e la moda, secondo lei, quanto potrebbe essere utile?
Ciò che occorre è uno sguardo nuovo e ri-creativo sul mondo. Imparare dall’antica cultura giapponese a rispettare le cose, il loro tempo, il gesto e la fatica che raccontano, se le sai ascoltare. Imparare ad averne cura, delle cose e dell’ambiente che occupiamo spesso in modo abusivo e predatorio. Dobbiamo tutti riconvertirci, ritrovare la nostra seconda vita, spesso migliore della prima.
Con l’augurio che questa intervista abbia destato curiosità, invito i lettori di Harim Network a porsi con rispetto nei riguardi della natura e delle piccole cose.
Serena Moschetto