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Che compleanno di merda, Mr.President!

Creato il 30 settembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Che compleanno di merda, Mr.President!Se non si fosse appartato a palazzo Grazioli per la cena con le sue “preferite” e per ricevere le telefonate di auguri di Putin e del Cojonello, il compleanno di Berlusconi sarebbe stato una vera e propria ciofeca. Prendere atto di aver dissolto in due anni una maggioranza parlamentare bulgara non deve essere stato facile ma, come ha “argutamente” osservato Pierluigi Bersani che ieri ha fatto pari e patta con Di Pietro per l’uso della lingua italiana, “Non può essere sempre colpa degli altri se il governo ha fallito. Non può sempre essere colpa della sinistra, dei giornalisti cattivi, dei giudici comunisti – e ha concluso dicendo – ma quanti anni dovranno passare prima di ammettere che la colpa è sua e solo sua?”. Silvio, che tornava a Montecitorio dopo più di due anni di assenza considerandolo una perdita di tempo, ieri ha dovuto subire in diretta televisiva gli attacchi più duri mai avuti in 14 anni di regno (e due di interregno). A parte la requisitoria di Di Pietro che questo momento lo sognava esattamente da due anni, Berlusconi si è reso conto che i vari Casini, Bocchino e Tabacci più che attaccarlo lo hanno preso solennemente per il culo, dando la stura a una serie di sottili ironie che lo hanno trafitto più e peggio di uno stiletto arroventato. Con un Fini che alle sue spalle godeva come un mandrillo che finalmente stava riuscendo a dare un taglio alla sua astinenza sessuale, Berlusconi si è sentito forse per la prima volta in vita sua nudo come un verme e quando Di Pietro lo ha definito “stupratore della democrazia” non ha potuto contenere un’ira tracimante che lo ha portato a chiedere al presidente della Camera di intervenire per far cessare quel processo da inquisizione ripreso dalla tivvù. “Che penseranno di me gli italiani?” ha chiesto alla sfinge Fini che fra i denti gli ha risposto “Non me ne frega un cazzo”. Anzi, invece di intervenire, Fini ha comandato a Berlusconi di sedersi e di non eccitare ancora di più gli animi dei suoi che stavano dando in pericolose escandescenze. A Di Pietro si è limitato a dire: “Onorevole Di Pietro, la prego di usare termini più consoni all’aula”. Al che dai banchi dell’opposizione si è alzato uno sghignazzo che ha fatto diventare viola il povero Silvio. E tanto per chiudere un 29 settembre trascorso soprattutto alla Camera dei Deputati, quando lui avrebbe preferito quella di palazzo Grazioli, ci si è messo anche il voto. La Russa aveva profetizzato un 324 senza i finiani. Il pallottoliere del “buttafuori dei giornalisti” si è fermato a 306, un numero che dovrebbe portare dritto alle urne e, almeno per quello che riguarda il Capo, anche in qualche aula di tribunale. L’impressione è che per Berlusconi la vita stia diventando particolarmente dura fino a diventare insostenibile se nel suo discorso parla in termini trionfali della conclusione della Salerno-Reggio Calabria quando poche ore prima il suo governo aveva deciso di tagliarne i fondi. Come può poi Casini non chiedergli, “Presidente ma lei lo sapeva?”, facendo chiaramente intendere che Silvio occupa quel ruolo solo per gli affari suoi e non per risolvere i problemi della nazione. Meno male la cena. Fatta una doccia, indossato lo smoking bianco e presa una dose massiccia di pilloline Scapagnini, Silvio si è presentato in perfetta forma davanti alle sue preferite. Un po’ meno ottimista del solito, il Nano² ha comunque ripercorso i momenti migliori della sua carriera politica dando per assodato che a Napoli non ci fosse più immondizia e che tutti gli aquilani fossero tornati nelle loro case. Si è messo insomma a sognare come fa sempre, vittima com’è del suo inguaribile superego. I pasdaran, dal momento in cui si è seduto a tavola, gli hanno creato intorno una cortina protettiva contro le cattive notizie, “un compleanno è pur sempre un compleanno” ha pensato Paolino Bonaiuti vero “velinaro” berlusconiano. E ha preferito tacere anche quando gli hanno comunicato da Acerra che il termovalorizzatore aveva definitivamente cessato di bruciare monnezza, l’unica linea funzionante su tre aveva cessato di esistere. “Tutta colpa di quel maledetto vescovo che non ha voluto benedirlo”, sembra abbia detto Bonaiuti al fantasma di Bondi. Dopo una giornata stressante che aveva visto il suo Capo chiedere perfino aiuto a Fini per gasare l’incontenibile Di Pietro, Paolino si è finalmente rilassato vedendo il padrone fra le braccia delle sue odalische che lo stavano accarezzando come un orsacchiotto di pelouche. Assaporando un sorso del suo cognac Paolino ha detto fra sé: “Ci penserò domani, domani è un altro giorno”.

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