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Che cos'è la makeya ? / I Macua-Xirima del Mozambico la praticano nel rispetto delle tradizioni

Creato il 24 gennaio 2014 da Marianna06

 

  

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Un proverbio macua dice: «Nonostante il cammino sia tortuoso, se il cuore lo desidera, arriverà alla meta».

È la sintesi efficace di una ricerca  conclusa a Maúa, anni fa.

Uno studio antropologico e psicologico del processo di evangelizzazione inculturata tra i macua-xirima del Niassa.

Il cuore è il protagonista principale dello studio nel senso che ne è l’oggetto e il soggetto.

Ne è l’oggetto perché lo studio si rivolge soprattutto alla componente affettiva, del pathos della persona e del popolo, cercando di comprendere come questa componente viene coinvolta nel processo di evangelizzazione.

E ne è pure soggetto, perché il viaggio i col popolo xirima non consiste in una mera speculazione accademica, bensì in un’esperienza di vita che coinvolge non solo il pensare e il fare, ma anche e fondamentalmente l’intuire e il sentire.

La “makeya”, a questo proposito, rito propiziatorio del popolo macua-xirima, che abita il nord del Mozambico, alle origini era appunto un rito per consultare Dio e gli antenati circa l’opportunità o meno per il popolo di effettuare una possibile migrazione.

Scelto un luogo specifico, un gruppetto delegato con pollo, farina e altri oggetti casalinghi, raggiungeva un albero, ritenuto sacro, e lì lasciava il tutto depositato in terra.

Se l’indomani, ritornando, tutto appariva in ordine come era stato lasciato,era chiaro che il posto era abitabile e che Dio e gli antenati erano propizi al trasferimento delle genti.

E così nel sito si potevano cominciare a costruire le abitazioni a partire da quella centrale del capo.

Oggi, però, è l’equivalente base di ogni offerta conviviale per conoscere le modalità di cura, ad esempio, di una malattia.

Oppure la si effettua nei momenti difficili come quelli di lunghi periodi condizionati da calamità naturali.

E, ancora, è una forma di ringraziamento quando si ottiene un buon raccolto o quando ci si augura, grazie alla makeya, di poterlo ottenere.

La farina impiegata in genere è quella di meliga ma, nelle occasioni molto speciali, c’è anche crusca, tabacco e bevande.

L’importante è che il momento conviviale sia un”mangiare insieme” tra le due componenti: uomini  e donne da una parte ,Dio e antenati dall’altra.

L’albero scelto, anche oggi, è il mutholo, un albero dalla corteccia bianco- cenere(leggi simbolicamente morte per il bianco, cenere per l’al di là), che i macua considerano l’albero per eccellenza, alla cui base si stende la stuoia-mensa.

E le cui radici e foglie robuste hanno comprovate proprietà terapeutiche.

 

  

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    a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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