L’ennesimo episodio di criminalità al Casilino, una violenta aggressione a danni di immigrati bengalesi, fortunatamente non così cruenta come quella del 4 gennaio che ha lasciato a terra due morti, fra i quali una bambina di pochi mesi. Apro il Corriere e leggo una descrizione di Tor Pignattara: «il periferico quartiere» teatro di efferatezze.
Il periferico quartiere di Tor Pignattara dista da Piazza Venezia sei chilometri (in linea d’aria forse anche meno), quanto i Parioli o l’EUR, quartieri che nessun cronista di nera, per quanto obnubilato dal doping di coccoina, descriverebbe mai come periferici, perché ci abitano persone abbienti.
Prendo Google Mappe e misuro qualche rotta: distanza fra Piazza del Campidoglio, supposto ufficio del presunto sindaco, e Piazza Euclide, cuore borioso dei Parioli: 6,2 Km. Distanza con Piazza della Marranella, trafficatissimo snodo di Tor Pignattara: 6,2 Km. Neanche a farlo apposta. L’obelisco dell’EUR poi dista oltre 8 Km.
Tor Pignattara è una periferia mentale, una Cajenna pregiudiziale nella quale il giornalista del Corriere, che vivrà in una zona di Roma Nord compresa fra Nomentana e Aurelia, ha già condannato tutti quelli che ci abitano, vittime e carnefici. La periferia è solo un altro nome per «alterità», la periferia non esiste, non deve esistere, la città va concepita come un organismo complessivo, una rete che comunica, non come una specie di Purgatorio a tanti gironi che ha in cima il paradiso terrestre e in fondo la gente che brucia nel fuoco. Direste mai che la vostra mano o il vostro piede sono la vostra periferia?