Marandallah, a nord della Costa d’Avorio, è un’area isolata e, perciò, molto difficile da raggiungere e conta 26 villaggi rurali e 36 insediamenti con una popolazione ,stimata attualmente in numero di 46 mila persone, tra uomini, donne, anziani e bambini.
La maggioranza è di religione musulmana. Non c’è né elettricità, né acqua corrente. Se non molto raramente. Ma è più il “no” che il sì.
Con tutte le conseguenze immaginabili dal punto di vista della vivibilità e della salute.
Nella parrocchia cattolica,denominata Saint Jean Baptiste, i missionari della Consolata, presenti ormai da alcuni anni, tra le molte attività gestiscono anche un dispensario e una maternità.
La cosa più grave per il contesto resta tuttavia il tasso di analfabetismo.
Se in Costa d’Avorio, cioè nell’intero Paese, esso include il 45% della popolazione, a Marandallah si arriva addirittura all’80-85 %.
Inoltre il territorio, e quindi i villaggi e gli insediamenti umani, è abitato da una popolazione decisamente multietnica perché, in parte, proveniente da Paesi confinanti in cerca, spesso disperata e speranzosa, di una condizione di vita migliore.
Ora, per sopperire alla piaga della mancata alfabetizzazione, l’OPAM (Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo) ha accolto la richiesta dei missionari per un intervento e sta costruendo, appunto, degli apatam.
E cioè si tratta di grandi capanne all’aperto (il clima in Africa lo consente per tempi piuttosto prolungati tranne che durante il periodo delle piccole e grandi piogge) dove è possibile poter fare scuola e raccogliere grandi e piccoli, in alcuni momenti del giorno, con l’obiettivo dell’aggregazione la cui finalità è certamente formativa.
E’ un’iniziativa molto importante questa, il cui merito va tanto all’OPAM quanto ai missionari della Consolata e anche a quegli amici delle missioni che vorranno contribuirvi, in quanto non c’è cosa più importante che quella di creare, attraverso l’istruzione e la formazione, persone responsabili e pertanto capaci di concorrere a costruire ,e sempre in meglio, l’avvenire del proprio Paese.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)