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CHE COSA SAREBBE LA CARITA' SENZA I DONI.
Vere tu es Deus absconditus, Deus Israel Salvator.
(Isa., XLV, 15.)
In questa parola: Carità, noi troviamo concentrata tutta la nostra psicologia soprannaturale. Per la grazia santificante Iddio abita in noi e si fa ospite dell’anima nostra. Per le virtù morali infuse egli
si assoggetta la nostra attività giornaliera.
La virtù teologale della carità
è come il punto di penetrazione per il quale Dio, già residente nell'essenza dell'anima, invade le sue potenze, il centro donde Egli dirige le operazioni delle virtù infuse. E' dal cuore che Dio comincia la divinizzazione del nostro intelletto e della nostra volontà, perché il cuore contiene in sé adunato tutto quello che si spiega nell'attività dell'uomo. Le virtù infuse non faranno altro che particolareggiare il bene che la carità ha posto nel suo cuore.
La carità, punto di contatto della grazia con i costumi, focolare di tutta la psicologia soprannaturale, incarna, direi, tutto quanto l'ordine soprannaturale.
A prima giunta, tuttavia, la carità rassomiglia a tutte le virtù infuse. E', com'esse, un abito soprannaturale. L'abito, nell'ordine naturale, nasce dall’esercizio ripetuto degli atti, e le virtù naturali s'acquistano mediante lo esercizio degli atti moralmente buoni. Le virtù soprannaturali,
all'opposto, sono stabilite d'un tratto nelle nostre facoltà. Dio, infinitamente potente, fa a meno
dell’attività umana, la quale in ciò non può nulla, e inserisce come degli innesti divini nel tronco
selvatico che gli presenta la nostra natura. La virtù infusa, sostenuta nell’essere dalla facoltà di cui
essa aspira il succo, trasforma l'attività di essa. Dà alla nostra cognizione e alla nostra volontà il
potere di portarsi verso un bene divino. E, siccome è proprietà dell'abito l'essere a disposizione
dell'umana volontà, di modo che il suo fortunato possessore può usarne quando vuole, così farà egli della virtù infusa. Noi facciamo uso, come a volontà, della presenza di Dio in noi e della
comunicazione ch'Egli ci dà della sua propria vita.
Ma la carità supera tutte le altre virtù in ciò ch'essa è l'effetto proprio dello Spirito Santo.
Tutta la SS. Trinità abita nell'anima nostra per la grazia. Lo Spirito Santo, che è amore, trova la dimora appropriata nel cuore dell'uomo, e la carità effettua quest'abitazione. Ecco il senso profondo di
queste parole di S. Paolo: L'amor di Dio è stato diffuso nelle anime nostre dallo Spirito Santo che ci fu dato. Lo Spirito Santo non produce l'amore di Dio in noi come un agente esterno, che diventa
estraneo quando ha finito di agire, ma lo produce come una causa interna che risiede in quest'amore,
perché egli ci fu dato, dice l'Apostolo. La sua attività è come quella di un'anima sempre presente a
quello ch'essa fa e che la sua operazione non abbandona mai. Quando il giusto ama Dio, non agisce da solo; ma in fondo al suo cuore ha lo Spirito di Dio, ed è questo Spirito che gli fa dire, con tutta verità e con ogni efficacia, il nome dell'amor filiale: Padre mio!
Dunque il cuore dell'uomo per mezzo della carità è pienamente rettificato di fronte a Dio, nostro
ultimo fine. Ma l'ordine delle cose esige che il cuore irradii in tutta la nostra attività. Difatti le virtù infuse operano tutte sotto l'influsso dell'amor divino: fede e speranza, prudenza e giustizia, fortezza e temperanza. Vale a dire, lo Spirito di Dio, anima della nostra carità, trova in queste virtù come i canali per i quali, in tutte le parti dell'uomo, intelletto, volontà, e perfino nelle stesse passioni, si espande l'amore ch'egli ispira al cuore del giusto. «Benedici il Signore, o anima mia, dice il profeta
ispirato dallo Spirito Santo, o potenze dell'anima mia, benedite tutte il suo santo nome».
Qui si presenta una questione la cui soluzione ci condurrà a riconoscere l'ufficio dei Doni dello
Spirito Santo. In qual modo lo Spirito Santo, presente nei nostri cuori per la carità, opera sopra la nostra psicologia intima? In quest'espansione segue egli le leggi del suo essere, oppure si piega alle nostre leggi? Il suo intervento nel nostro operare è una semplice sopra elevazione della nostra attività psicologica, oppure è un'irradiazione di ciò che vorrei mi si permettesse di chiamare sua divina psicologia? Lo Spirito Santo, presente nel nostro cuore, è il sole radioso i cui raggi attraversano vittoriosamente le fitte nubi, e la cui virtù va, direttamente e per se stessa, a vivificare tutti gli esseri? Oppure, prigioniero benefico, s'avvolge, come d'una nube, delle forme proprie
dell'operare umano?
E' permesso di applicare a una materia così alta i principii e le leggi che reggono l'ordine della natura? Sì certamente, poiché nel caso presente, come in tanti altri, S. Tommaso così ha fatto.
Ardimento sublime di questa mente salda fra tutte: a lui non s'affacciò mai il pensiero che l'ordine
soprannaturale fosse opposto all'ordine naturale. Egli non esitò mai a trasferire nel primo i concetti del secondo, facendo subir loro soltanto le modificazioni che la perfezione del loro nuovo stato esigeva. Ecco perché dobbiamo rispondere subito che, essendo la carità e le virtù infuse realmente e propriamente virtù attive, e le virtù attive essendo essenzialmente perfezioni delle potenze attive umane, lo Spirito Santo, che risiede nella carità, opera in noi nel modo delle virtù umane, e si piega alla maniera di operare delle nostre facoltà umane.
Il giusto, arricchito delle virtù soprannaturali, resta pertanto il vero e principale autore delle sue operazioni soprannaturali. E' veramente lui che dirige i movimenti del suo intelletto e del suo cuore; la sua ragione rimane alla testa di tutta la sua psicologia soprannaturale. Lo Spirito Santo, per mezzo delle virtù, si è diffuso nelle sue potenze, fortemente ma soavemente, come un fuoco riscalda
insensibilmente il cuore, come una luce segreta rischiara senza manifestare la sorgente donde
emana, come un olio scorre sulle membra, ammorbidisce le articolazioni e fortifica le giunture:
«Fons vivus, ignis, charitas et spiritalis unctio». Nulla è cambiato nel funzionamento ordinario del nostro mondo intimo, sebbene tutto sia cambiato dal lato dello scopo a cui tende d'ora innanzi la
nostra attività, e del vigore col quale noi vi aspiriamo. Tal è l'ufficio dello Spirito Santo, finché la sua azione si esercita mediante le virtù. Egli viene a noi come Dio, ma come «DIO NASCOSTO», secondo che si esprime la S. Scrittura.
Da ciò proviene l'oscurità della nostra fede. In questa vita, non possiamo avere l'intuizione diretta delle essenze, e, se ce n'è una che superi il nostro intelletto, è veramente l'essenza di Dio, la
cui contemplazione ed amore sono il fine stesso di tutto l'ordine soprannaturale. La Rivelazione
istruisce il nostro intelletto circa le verità che riguardano questa essenza, affinché, conoscendola,
noi possiamo desiderarla; ma la nostra ragione riceve da cieca questa rivelazione, certificata per
altro dall'udito, vale a dire dalla testimonianza di Dio che non inganna né s'inganna. Dalla fede
procedono la speranza e l'amore soprannaturale, che non sono altro che il nostro cuore applicato
abitualmente ad amare il bene divino rivelato dalla fede. Così la stessa carità, tutta ripiena dello
Spirito Santo che l'anima, e come inclinata da questo peso, che la trascina coll'onnipotenza
dell'amore che Dio ha per sé, si lascia regolare dal conoscimento oscuro della fede. Lo Spirito Santo
è come prigioniero delle imperfezioni dell'amore ch'egli c'ispira. Tanto grande è il rispetto che la
Provvidenza. ha per la nostra libertà, tanto è palese il suo disegno di lasciarci, almeno nel cammino
abituale della nostra vita, il merito della nostra giustificazione!
Se le virtù teologali si vedono regolate dal modo di intendere, ristretto e limitato, che è proprio dell'uomo, tanto più sarà lo stesso delle virtù morali infuse. Ora la natura ragionevole dell'uomo
colloca la perfezione dei suoi costumi in un giusto mezzo, ugualmente lontano dagli estremi per
eccesso e per difetto, i quali possono incontrarsi nella materia della sua attività, azioni esterne o
passioni interne. L'altezza del fine soprannaturale può rialzare il livello di questo giusto mezzo, ma
non potrebbe impedirgli di consistere in un adattamento delle azioni e delle passioni al fine
soprannaturale, adattamento che richiede la riduzione degli eccessi possibili di queste azioni e di queste passioni umane alla giusta proporzione che le rende atte a raggiungere il loro scopo. Trovare questo giusto mezzo relativamente allo scopo divino additato dalla Fede, desiderato dalla Speranza, voluto dalla Carità, ecco l'ufficio della Prudenza infusa. Effettuare il giusto mezzo determinato dalla Prudenza infusa nel dominio delle azioni volontarie e delle passioni dell'irascibile e del concupiscibile, tale sarà l'ufficio delle virtù infuse della giustizia, della fortezza, della temperanza.
Anche qui lo Spirito Santo infiltra, per così dire, lo splendore della sua azione. Tutto il nostro ordine morale pratico è regolato dalla prudenza, come l'ordine della coscienza e delle intenzioni era testè
regolato dalla fede.
Oscurità e giusto mezzo, ecco dunque i veli umani sotto i quali si nasconde l'azione dello Spirito
di Dio! Certamente quest'azione segreta è infinitamente preziosa per noi cui essa ordina al fine soprannaturale, a cui dà abitualmente i mezzi di tendere a questo fine. Ma lo Spirito Santo che s'induce ad abitare in noi, non andrà egli sino alla fine dell'opera sua? Perché, spezzando l'uniformità del regime delle virtù, non penetrerebbe da Padrone nell'anima del giusto suo servitore?
Perché, senz'andare contro la fede o contro la prudenza, ma oltrepassandole, il suo Intelletto e il suo Cuore, operando secondo il modo loro proprio, non diventerebbero, almeno qualche volta, il regolatore immediato delle nostre azioni?
Poiché nel giorno della creazione del mondo non bastò allo Spirito di Dio lasciarsi portare sopra le acque, esplodano dunque anche nella creazione soprannaturale i fiat trionfanti, spuntino i nuovi
sette giorni, e i Doni, come un radioso arcobaleno, segnino sopra la fronte del giusto il progresso
della nuova opera divina! Veni Creator Spiritus.
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(continua)
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